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Pagine di vita nel Canavese del basso Medioevo - Uni3 Ivrea

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Non è proprio la lingua italiana <strong>del</strong> Machiavelli o <strong>del</strong> Guicciar<strong>di</strong>ni, <strong>di</strong><br />

Pietro Bembo o <strong>di</strong> Giovanni <strong>del</strong>la Casa, ma è pur sempre un bel documento<br />

linguistico, con tutti i suoi errori <strong>di</strong> ortografia, con tutti i punti e le iniziali<br />

maiuscole buttati lì a casaccio.<br />

Simili alle “roide” erano le vicinencie, <strong>di</strong> cui parlano gli Statuti <strong>di</strong><br />

Strambino (1438, cap. 112) e <strong>di</strong> Chiaverano (1251, cap. 5). Anch’esse infatti<br />

erano prestazioni d’opera a favore <strong>del</strong>la collettività, che i citta<strong>di</strong>ni erano tenuti<br />

a prestare ogni anno, come le comunantias <strong>di</strong> Chivasso (1306, cap. 88).<br />

Uno dei carichi personali imposti agli abitanti dei luoghi governati da un<br />

podestà era la sequella, chiamata anche severta, che consisteva<br />

<strong>nel</strong>l’impegnarsi, me<strong>di</strong>ante giuramento, a seguire il podestà, ad ogni sua<br />

richiesta, per costituire una sorta <strong>di</strong> seguito d’onore, obbedendo a tutti i suoi<br />

or<strong>di</strong>ni.<br />

Lo <strong>di</strong>spongono gli Statuti <strong>di</strong> Brosso e Lessolo (1470, cap. 1), <strong>di</strong><br />

Chiaverano (1251, cap. 3), <strong>di</strong> Romano (1315, cap. 5) e <strong>di</strong> San Giorgio (1516,<br />

cap. 1).<br />

A Chivasso (1306, cap. 5) è ben chiarito l’argomento.<br />

Si è stabilito ed or<strong>di</strong>nato che tutti gli uomini <strong>di</strong> Chivasso o che ci<br />

abitano, dai venti ai settant’anni d’età, siano tenuti e debbano fare “sequella”<br />

al podestà o al giu<strong>di</strong>ce o al rettore <strong>di</strong> Chivasso eletto per il comune, e giurare,<br />

entro quin<strong>di</strong>ci giorni da quando hanno prestato il loro giuramento il podestà, il<br />

giu<strong>di</strong>ce ed il rettore, <strong>di</strong> dar loro aiuto e sostegno per ben governare, e <strong>di</strong><br />

svolgere il loro incarico bene e secondo la legge, sotto pena <strong>di</strong> una multa <strong>di</strong><br />

cinque sol<strong>di</strong> a chiunque non giurerà. E il podestà e il giu<strong>di</strong>ce dovranno far<br />

proclamare questa <strong>di</strong>sposizione per le strade <strong>del</strong>l’abitato <strong>di</strong> Chivasso.<br />

A Pont (1346, cap. 48) e a Strambino (1438, cap. 8) l’obbligo partiva<br />

già dai quin<strong>di</strong>ci anni d’età.<br />

Sempre a Chivasso (1306, cap. 59) si elencano le angarias, cioè<br />

generiche prestazioni <strong>di</strong> opera che gli “homines” dovevano al signore <strong>del</strong><br />

luogo; le palangarias, obbligo <strong>di</strong> prestare servizio con la persona e con carri;<br />

la guayta, servizio <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a alle porte <strong>del</strong>la città; la scaraguayta, servizio <strong>di</strong><br />

ronda per le strade <strong>del</strong>l’abitato.<br />

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