Pagine di vita nel Canavese del basso Medioevo - Uni3 Ivrea
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Statuti <strong>di</strong> Azeglio (sec. XV, cap. 43): Stabilirono e or<strong>di</strong>narono che<br />
nessuna persona abitante in Azeglio osi e si azzar<strong>di</strong> a portar via le nasse o<br />
qualunque altro strumento per catturare pesci, a meno che siano suoi o <strong>nel</strong>la<br />
sua <strong>di</strong>sponibilità. Il contravventore sarà multato <strong>di</strong> 5 sol<strong>di</strong> imperiali, <strong>di</strong> giorno,<br />
e <strong>di</strong> 60 <strong>di</strong> notte.<br />
Le nasse sono nominate anche negli statuti <strong>di</strong> Lessolo (1430, cap. 42),<br />
assieme a filatis e reciacula (reti), bertavellis ed altri arnesi da pesca. Il<br />
“bertavello”, o “bartavello”, o “bertovello”, è un arnese da pesca, consistente<br />
in una “rete conica, appartenente al tipo da posta, simile alla nassa, ma con<br />
maglie intrecciate <strong>di</strong> filo <strong>di</strong> canapa o <strong>di</strong> cotone robusto, dotata all’interno <strong>di</strong> uno<br />
o più inganni. Viene depositata la sera sul fondo dei fiumi o dei laghi, con la<br />
bocca rivolta contro la corrente, e viene poi ritirato all’alba” (Enciclope<strong>di</strong>a<br />
Rizzoli Larousse).<br />
Gli Statuti menzionano anche altri tipi <strong>di</strong> recipienti. Per primo, mi par<br />
logico citare quello che avrà una lunga e gloriosa esistenza <strong>nel</strong>la gastronomia<br />
piemontese e canavesana, in quanto ancor oggi è destinato a contenere uno<br />
dei nostri più tipici salumi, ël salam ‘d la doja.<br />
Gli Statuti <strong>di</strong> Agliè (1448, cap. 58) nominano le dolea, (in latino, il<br />
vocabolo dolium significava giara, botte), facendoci capire che si trattava <strong>di</strong> un<br />
recipiente in pietra, abusivamente adoperato per misurare il vino.<br />
Analoga <strong>di</strong>sposizione negli Statuti <strong>di</strong> Pont e Vallo (1344, cap. 27):<br />
Stabilirono poi ed or<strong>di</strong>narono che nessuno, a Pont e <strong>nel</strong> territorio, possa<br />
misurare il vino se non con una misura contrassegnata con il sigillo <strong>del</strong> signor<br />
podestà <strong>di</strong> Pont, e nessuno sia autorizzato a misurare il vino da vendere con<br />
“dolea” o qualche altro vaso <strong>di</strong> pietra, sotto pena <strong>di</strong> una multa <strong>di</strong> cinque sol<strong>di</strong><br />
per ognuno e per ogni infrazione a qualsiasi dei predetti casi, e siano tenuti il<br />
podestà ed il giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Pont, me<strong>di</strong>ante giuramento solenne, a far venire al loro<br />
cospetto i ven<strong>di</strong>tori <strong>di</strong> vino al dettaglio e interrogarli, facendoli giurare, se<br />
hanno contravvenuto alle precedenti <strong>di</strong>sposizioni.<br />
Dello stesso tenore è il capitolo 42 degli Statuti <strong>di</strong> Valperga <strong>del</strong> 1350. in<br />
nessuno <strong>di</strong> questi casi vi è allusione ad un utilizzo <strong>di</strong>verso, né ad un <strong>di</strong>verso<br />
materiale con cui venivano costruiti i dolea.<br />
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