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Pagine di vita nel Canavese del basso Medioevo - Uni3 Ivrea

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tenuti al guinzaglio, pena una forte maggiorazione <strong>del</strong>le multe per danni<br />

arrecati. A Lessolo (1430, cap. 148) l’obbligo è limitato al periodo in cui l’uva è<br />

matura.<br />

Sin qui abbiamo parlato <strong>di</strong> animali domestici, ma probabilmente più<br />

numerosi, vista la grande estensione <strong>del</strong>le foreste, erano quelli selvatici.<br />

Ben presenti, e lo sappiamo da altre fonti, erano i lupi, avvolti da<br />

un’aura <strong>di</strong> paura suscitata dalla loro presunta ferocia, paura che ne fece il<br />

cattivo <strong>di</strong> mitici racconti popolari, nobilitati da gran<strong>di</strong> favolisti <strong>del</strong>l’antichità,<br />

come il greco Esopo (VII-VI secolo avanti Cristo) o il latino Fedro (I secolo<br />

dopo Cristo) o, in tempi più vicini a noi, dal francese La Fontaine (1621-95).<br />

Chi non ricorda, ad esempio, la favola <strong>del</strong> lupo e <strong>del</strong>l’ag<strong>nel</strong>lo? E, <strong>nel</strong> campo<br />

<strong>del</strong>la fiaba, il lupo che <strong>di</strong>vora la nonna <strong>di</strong> Cappuccetto Rosso?<br />

Con queste premesse, stupisce che il lupo sia praticamente assente<br />

negli Statuti canavesani ed in quelli <strong>di</strong> <strong>Ivrea</strong>.<br />

Infatti ho trovato un solo capitolo, negli statuti <strong>di</strong> Chiaverano (1251,<br />

cap. 84), dove si parla <strong>del</strong>l’uccisione <strong>di</strong> lupi.<br />

Poi si stabilì che qualunque persona <strong>di</strong> Chiaverano che catturi un lupo o<br />

una lupa riceva per ogni lupo o una lupa <strong>di</strong>eci sol<strong>di</strong> e per ogni lupacchiotto<br />

cinque sol<strong>di</strong>.<br />

Un altro selvatico, in questi ultimi anni ri<strong>di</strong>venuto un problema per una<br />

parte <strong>del</strong> <strong>Canavese</strong>, è il cinghiale. Ho trovato un solo capitolo, negli Statuti <strong>di</strong><br />

Agliè (1448, cap. 13), riguardo il cinghiale, o meglio la sua uccisione durante<br />

una battuta <strong>di</strong> caccia.<br />

Si stabilì che chi ferirà un cinghiale, e dopo averlo ferito lo inseguirà o lo<br />

ucciderà, abbia <strong>di</strong>ritto ad un quarto <strong>del</strong> cinghiale, le altre parti toccheranno ai<br />

suoi compagni <strong>di</strong> caccia, mettendo da parte la testa <strong>del</strong> cinghiale, che sarà<br />

affidata al podestà <strong>del</strong> luogo, perché la consegni ai signori <strong>del</strong> luogo.<br />

Altra selvaggina è nominata negli Statuti. Se ne parla riguardo la<br />

costituzione <strong>di</strong> quella che noi chiamiamo “riserva <strong>di</strong> caccia” ed allora era detta<br />

“bosa”. Questo capitolo degli Statuti <strong>di</strong> Agliè (1448, cap. 5) ci parla <strong>del</strong>le<br />

norme per istituire una “bosa”.<br />

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