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Pagine di vita nel Canavese del basso Medioevo - Uni3 Ivrea

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e pian piano furono rioccupate dai boschi. Una certa inversione <strong>di</strong> tendenza si<br />

era verificata con l’impero carolingio, che aveva portato ad una certa stabilità,<br />

ad un incremento demografico ed alla necessità <strong>di</strong> recuperare terreno agrario<br />

almeno attorno ai centri abitati, avviando la bonifica <strong>di</strong> alcuni terreni paludosi e<br />

procedendo a <strong>di</strong>boscamenti, ma il fenomeno non fu tanto vasto e rapido come<br />

quello che si era verificato ai tempi <strong>del</strong>l’espansione romana, tanto che ancora<br />

all’inizio <strong>del</strong> secolo XI il paesaggio piemontese si presentava per la maggior<br />

parte ricoperto da foreste. L’opera <strong>di</strong> <strong>di</strong>boscamento, <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssodamento e <strong>di</strong><br />

recupero all’agricoltura <strong>di</strong> nuove aree proseguì, anche se lentamente, ma<br />

ancora nei secoli <strong>di</strong> cui parleremo, i boschi avevano un’estensione per noi <strong>del</strong><br />

tutto inimmaginabile.<br />

Di questo dovremo tener conto, per meglio comprendere quanto si <strong>di</strong>rà.<br />

Nel <strong>basso</strong> Me<strong>di</strong>oevo, la <strong>vita</strong> canavesana era quasi esclusivamente<br />

basata sull’agricoltura e, in minore misura, sull’allevamento; scarsissimo il<br />

commercio; per le necessità quoti<strong>di</strong>ane assai spesso si ricorreva al baratto;<br />

presenti, ma non fondamentali, le attività estrattive.<br />

L’agricoltura non era molto <strong>di</strong>ssimile da quella, che forse qualcuno dei<br />

presenti ricorda, praticata nei primi decenni <strong>del</strong> secolo scorso, salvo l’uso <strong>di</strong><br />

macchinari d’invenzione posteriore.<br />

Si comprende facilmente che, considerata la centralità <strong>del</strong>le attività<br />

agricole, gli statuti <strong>di</strong> tutti i comuni riservavano ad esse la maggior parte <strong>del</strong>le<br />

<strong>di</strong>sposizioni, con una minuzia per noi stupefacente.<br />

Ve<strong>di</strong>amone subito alcuni esempi.<br />

La litigiosità <strong>del</strong>la gente <strong>di</strong> allora non era poi <strong>di</strong>ssimile da quella dei<br />

nostri giorni, così pure la tendenza ad approfittare <strong>del</strong>la roba altrui, ma l’una e<br />

l’altra erano dettate da motivazioni <strong>di</strong>fferenti e si rivolgevano a cose che per<br />

noi sarebbero quasi <strong>del</strong> tutto trascurabili.<br />

Uno dei reati, se così li possiamo chiamare, più <strong>di</strong>ffusi consisteva <strong>nel</strong>lo<br />

svellere e portar via, o semplicemente spostare, i “termini”, cioè le pietre<br />

infisse <strong>nel</strong> suolo per in<strong>di</strong>care i confini <strong>di</strong> una proprietà: malvezzo questo<br />

sopravvissuto ad<strong>di</strong>rittura fino alla metà <strong>del</strong> secolo scorso. Se ne parla negli<br />

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