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Pagine di vita nel Canavese del basso Medioevo - Uni3 Ivrea

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messi o le biade, o taglierà <strong>del</strong> tutto o in parte la vigna <strong>di</strong> qualcuno, consegni e<br />

paghi 25 libbre viennesi <strong>di</strong> multa, e rimborsi il danno a colui al quale è stato<br />

dato o causato, fino al doppio, secondo quanto sarà valutato dai periti <strong>del</strong><br />

comune. Questa pena si applicherà se l’accusa sarà <strong>di</strong>mostrata me<strong>di</strong>ante<br />

confessione <strong>del</strong> colpevole o da <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> testimoni. Se il colpevole non<br />

potrà o non vorrà pagare la multa e l’ammenda, gli si strapperà dal capo un<br />

occhio, e sarà considerato per sempre un malfattore. Se poi qualcuno o<br />

qualcuna metterà <strong>del</strong>iberatamente <strong>del</strong> fuoco, entro il borgo <strong>di</strong> Chivasso, per<br />

causare incen<strong>di</strong>o in fieno o paglia come sopra, il Castellano dovrà arrestare lui<br />

o lei e, <strong>di</strong>mostrata la colpevolezza, condannarli alla pena capitale.<br />

In casi analoghi, a Rivarolo (1358, cap. 24 e 7), a chi non poteva<br />

pagare la multa <strong>di</strong> cinquanta libbre veniva tagliato un orecchio o amputata una<br />

mano e rischiava persino <strong>di</strong> finire sul rogo.<br />

Non è che a Chivasso ed a Rivarolo si fosse più feroci che altrove.<br />

Statuti <strong>di</strong> Caluso (1510, cap. 29): cento libbre imperiali e risarcimento<br />

<strong>di</strong> tutti i danni; l’incen<strong>di</strong>ario doloso, se non pagherà, verrà bruciato vivo sul<br />

rogo; se poi <strong>nel</strong>l’incen<strong>di</strong>o sarà morto qualcuno, il colpevole verrà decapitato.<br />

Ad Agliè (1448, cap. 57), oltre a multe ed ammende più o meno salate,<br />

per chi non pagava si andava dal taglio <strong>di</strong> una mano, all’amputazione <strong>di</strong> un<br />

braccio, alla morte sul rogo; stesse pene a Pont (1344, cap. 17). Rogo anche<br />

ad Azeglio (sec. XV, cap. 93) e ad Ozegna (1451, cap. 7). A Valperga (1350,<br />

cap. 17) multe e ammende; se non vanivano pagate, si amputava una mano<br />

all’incen<strong>di</strong>ario o ad<strong>di</strong>rittura veniva bruciato sul rogo.<br />

Del <strong>del</strong>itto <strong>di</strong> incen<strong>di</strong>o si parla anche negli Statuti <strong>di</strong> molti altri luoghi,<br />

ma credo che quello che ho detto sin qui sia più che sufficiente a <strong>di</strong>mostrare<br />

quanto numerosi dovessero essere a quei tempi i piromani, che però venivano<br />

trattati con maggior rigore che non quelli dei nostri giorni!<br />

Anche la prevenzione degli incen<strong>di</strong> era considerata importante quin<strong>di</strong>,<br />

seppure non in maniera organica, quasi tutte le amministrazioni tentavano <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>minuire quanto più possibile la detenzione selvaggia e l’utilizzo <strong>nel</strong>l’e<strong>di</strong>lizia <strong>di</strong><br />

materiali infiammabili.<br />

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