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Pagine di vita nel Canavese del basso Medioevo - Uni3 Ivrea

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abusivamente <strong>di</strong> quelli altrui, e a volte servivano per commettere atti illeciti o<br />

ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong>ventavano armi improprie.<br />

Legalmente vengono usati il falco, il falcetto, ed il pioleto, in piemontese<br />

piolèt, la scure, in un caso descritto negli Statuti <strong>di</strong> Lessolo (1430, cap. 166).<br />

Si stabilì che se qualcuno possiede un albero che pende con i suoi rami<br />

sul terreno <strong>di</strong> un altro proprietario, quest’ultimo potrà, senza incorrere in<br />

alcuna pena o multa, tagliare con un falcetto o con una scure tutti i rami<br />

[sporgenti] <strong>di</strong> quell’albero che potrà raggiungere stando in pie<strong>di</strong> sul carro, ma<br />

quei rami dovrà restituirli al proprietario <strong>del</strong>l’ albero; se invece quei rami se li<br />

porterà via, pagherà una multa <strong>di</strong> due sol<strong>di</strong>, e dovrà restituire i rami. Queste<br />

norme non si applicheranno nei castagneti.<br />

Ma negli Statuti <strong>di</strong> Pont e Vallo (sec. XIII, cap. 57) si torna a vietare<br />

una lunga serie <strong>di</strong> attrezzi metallici per atti illeciti.<br />

Stabilirono che nessun pastore o altra persona possa portare una scure<br />

o una mannaia o una falce o un altro strumento <strong>di</strong> ferro per tagliare le fronde<br />

ver<strong>di</strong> <strong>del</strong> bosco e neppure tagliare con una spada, a meno che non si superi la<br />

quantità <strong>di</strong> un fascio <strong>di</strong> foglie; il contravventore pagherà ogni volta due sol<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

multa.<br />

A San Benigno troviamo il messoretum, in piemontese messoirèt, cioè<br />

una piccola falce messoria (1318, cap.15); a Bairo (1409, cap. 99) il<br />

ranciglono, il falcetto. A Lessolo (1430, cap. 147) si vieta <strong>di</strong> tagliar rami secchi<br />

da alberi altrui con ronciliis, roncole [strumento costituito da una lama ricurva<br />

fissata a un’ impugnatura breve o ad un’ asta, usato specialmente per potare]<br />

o con grampinis, i rampin piemontesi, cioè ramponi, ganci, pena la multa <strong>di</strong><br />

due sol<strong>di</strong> per ogni fascio; se poi, per tagliare i rami secchi uno saliva<br />

sull’albero, la multa <strong>di</strong>ventava <strong>di</strong> quattro sol<strong>di</strong> al fascio, oltre a quattro sol<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

ammenda. A San Giorgio (1343, cap. 20) si proibisce <strong>di</strong> tagliar l’erba dei prati<br />

con sicis [la sessa o ranza piemontese, cioè la falce fienaia] dopo il giorno <strong>di</strong><br />

San Giovanni fino al giorno <strong>di</strong> San Martino (24 giugno – 11 novembre).<br />

Meriterebbero un’ampia trattazione a parte le voci riguardanti metalli,<br />

miniere e cave.<br />

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