Pagine di vita nel Canavese del basso Medioevo - Uni3 Ivrea
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Nessuno faccia assassinare qualcun altro. E chi contravverrà, pagherà<br />
duecento libbre <strong>di</strong> multa; se non potrà pagare entro un mese a decorrere dal<br />
giorno <strong>del</strong>l’emissione <strong>del</strong>la condanna, sarà punito con la morte.<br />
Anche i piromani rischiavano grosso.<br />
Statuti <strong>di</strong> Caluso (1510, cap. 29).<br />
Si stabilì e si or<strong>di</strong>nò che se qualcuno con dolo e malizia appiccherà il<br />
fuoco <strong>nel</strong> borgo <strong>di</strong> Caluso o negli arali <strong>del</strong>lo stesso luogo [gli arali erano terreni<br />
non e<strong>di</strong>ficati all’interno <strong>di</strong> un borgo], e in conseguenza si svilupperà un<br />
incen<strong>di</strong>o, pagherà cento libbre imperiali <strong>di</strong> multa e rifonderà tutti i danni. Se<br />
non pagherà o non sarà pronto a pagare, sia bruciato vivo fra le fiamme così<br />
che muoia; qualora poi <strong>nel</strong>l’incen<strong>di</strong>o sia morto qualcuno, colui che lo ha<br />
appiccato sarà punito con la pena capitale e comunque sarà tenuto a<br />
rimborsare i danni, come detto sopra.<br />
Stessa condanna al rogo negli Statuti <strong>di</strong> Rivarolo (1358, cap. 7) e <strong>di</strong><br />
Ozegna (1451, cap. 7), che hanno la stessa formulazione:<br />
Stabilirono che se qualcuno, per malanimo, <strong>nel</strong> borgo <strong>di</strong> Ozegna (<strong>di</strong><br />
Rivarolo) o in tutto il territorio appiccherà il fuoco in case o tettoie o fienili,<br />
sarà bruciato o cremato cosicché muoia completamente [<strong>nel</strong> testo latino:<br />
“penitus moriatur”] e con i suoi beni si risarcisca il danno a chi lo ha subito.<br />
Erano passibili <strong>di</strong> morte anche i ladri.<br />
Alcuni statuti recano un elenco completo dei possibili furti, in<strong>di</strong>candone<br />
l’entità e la corrispondente pena.<br />
Ho scelto come esempio un capitolo degli Statuti <strong>di</strong> Agliè (1448, cap.<br />
29), a mio giu<strong>di</strong>zio fra i più rappresentativi.<br />
Si stabilì che nessuna persona, <strong>di</strong> qualunque luogo sia ed a qualsiasi<br />
ceto o con<strong>di</strong>zione appartenga, osi e si azzar<strong>di</strong> a commettere un furto. Se poi<br />
commetterà un furto da sei denari o <strong>di</strong> valore fino a do<strong>di</strong>ci denari, pagherà<br />
come pena una multa <strong>di</strong> venti sol<strong>di</strong>; da do<strong>di</strong>ci denari fino a cinque sol<strong>di</strong>,<br />
pagherà quaranta sol<strong>di</strong> <strong>di</strong> multa; da cinque sol<strong>di</strong> fino a <strong>di</strong>eci sol<strong>di</strong> pagherà<br />
sessanta sol<strong>di</strong> <strong>di</strong> multa; da <strong>di</strong>eci sol<strong>di</strong> fino a venti sol<strong>di</strong> pagherà cinque libbre<br />
viennesi <strong>di</strong> multa; da venti sol<strong>di</strong> fino a quaranta sol<strong>di</strong> pagherà <strong>di</strong>eci libbre <strong>di</strong><br />
multa [<strong>nel</strong> documento vi è una parte raschiata]; e da cento sol<strong>di</strong> fino a <strong>di</strong>eci<br />
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