Pagine di vita nel Canavese del basso Medioevo - Uni3 Ivrea
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Evidentemente il borgo o non aveva una valida recinzione, per cui la guar<strong>di</strong>a a<br />
ben poco sarebbe ser<strong>vita</strong>, se non ad avvertire la gente che bisognava rifugiarsi<br />
intorno al castello od al suo interno. Era quin<strong>di</strong> meglio che le senti<strong>nel</strong>le<br />
sorvegliassero il castello.<br />
È il caso ad esempio <strong>di</strong> Bollengo (franchigia <strong>del</strong> 1250), dove gli abitanti<br />
sono tenuti a fare “guayta e scaraguayta” al castrum francum super locum<br />
bolenghi super montem ubi consuevit <strong>di</strong>ci castellacium.<br />
L’obbligo <strong>di</strong> fare la guar<strong>di</strong>a era una <strong>del</strong>le tante servitù <strong>di</strong> origine feudale,<br />
prolungatesi fino al tardo me<strong>di</strong>oevo e oltre. Almeno una è sopravvissuta fino ai<br />
giorni nostri, ed è stata abolita solo recentissimamente: nei secoli passati si<br />
denominava “servitù <strong>di</strong> milizia”, noi la chiamavamo “servizio militare <strong>di</strong> leva” o<br />
“servizio militare obbligatorio”.<br />
A capire in che cosa consisteva la “servitù <strong>di</strong> milizia” ci aiuta ancora una<br />
volta Piero Venesia (“Il Me<strong>di</strong>o Evo in <strong>Canavese</strong>” vol. I, pagg. 97 e segg.).<br />
La servitù <strong>di</strong> “milizia” o <strong>di</strong> “esercito e cavalcata”, consisteva <strong>nel</strong>l’obbligo<br />
<strong>di</strong> prestare gratuitamente la propria opera come combattente per un numero<br />
concordato <strong>di</strong> volte all’anno e, ogni volta, per un determinato numero massimo<br />
<strong>di</strong> giorni; erano fissati anche dei limiti territoriali, al <strong>di</strong> fuori dei quali la<br />
prestazione <strong>di</strong>ventava retribuita e volontaria. Seppure racchiuse in un cliché<br />
uniforme, le modalità che regolamentavano tale prescrizione variavano da<br />
borgo a borgo, a seconda <strong>di</strong> quanto fissato dagli Statuti Comunali e dalle<br />
franchigie accordate dal feudatario.<br />
Ad <strong>Ivrea</strong>, <strong>nel</strong>l’atto <strong>di</strong> de<strong>di</strong>zione <strong>del</strong>la città ad Amedeo V <strong>di</strong> Savoia <strong>del</strong> 23<br />
settembre 1313, si conviene che la Comunità fornisca a sue spese 200 uomini<br />
armati (che potevano essere anche uomini d’arme assoldati, chiamati “clienti”)<br />
<strong>nel</strong> caso che alla cavalcata partecipi il Conte <strong>di</strong> Savoia in persona o un suo<br />
figlio, ma solo 100 negli altri casi; <strong>di</strong> tali forze Savoia può <strong>di</strong>sporre, per un<br />
mese all’anno, <strong>nel</strong>le sue terre <strong>di</strong> qua dai monti e non oltre 10 miglia dal<br />
confine.<br />
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