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Pagine di vita nel Canavese del basso Medioevo - Uni3 Ivrea

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pagherà una multa <strong>di</strong> due sol<strong>di</strong> per ogni animale <strong>di</strong> grossa taglia e <strong>di</strong> un soldo<br />

per ogni bestia <strong>di</strong> taglia minuta, e altrettanto <strong>di</strong> ammenda.<br />

Concludo con un capitolo degli Statuti <strong>di</strong> Chiaverano, risalenti al 1251. Il<br />

capitolo è il 117° e vi fa capolino la parola runchum, (in piemontese ronch),<br />

che significa “terreno incolto da <strong>di</strong>ssodare”. Naturalmente, il testo originale è in<br />

latino, ma questa volta la traduzione non è mia, bensì risale al 1664 ed è<br />

dovuta ad un certo notaio Gaspare Montilio Regis [è pubblicata in : “Gli antichi<br />

Statuti <strong>del</strong> Comune <strong>di</strong> Chiaverano (1251) a cura <strong>di</strong> Michele Curbis” Cossavella<br />

E<strong>di</strong>tori <strong>Ivrea</strong> 2001]. La comprensione non è sempre imme<strong>di</strong>ata, ma è<br />

interessante perché da un lato ha un ritmo assai vicino all’originale latino, ed<br />

inoltre ci fornisce un esempio <strong>di</strong> italiano secentesco in area piemontese.<br />

Di più convocata e congregata la Credenza <strong>del</strong> commune et huomini <strong>di</strong><br />

Chiaverano al suono <strong>del</strong>la campana conforme al solito, et a voce <strong>di</strong> crida<br />

d’or<strong>di</strong>ne, e mandamento <strong>di</strong> Giacomo <strong>di</strong> Marco, et Guglielmo Hugone <strong>di</strong><br />

Presbitero, et Christiano <strong>di</strong> Lezulo consoli <strong>del</strong> detto luogo <strong>di</strong> Chiaverano. Detti<br />

credendari <strong>di</strong> consenzo e volontà <strong>del</strong>li sopra detti consoli et anco d’autorità e<br />

bajlia [in nota: “incarico <strong>di</strong> bailo”, ambasciatore <strong>del</strong> console] <strong>del</strong>li suddetti<br />

consoli, e concessa <strong>di</strong> Credenza per tutta la comunità <strong>del</strong>la vicinanza, hanno<br />

or<strong>di</strong>nato, voluto e stabilito ad ogni buon fine et effetto, che li maleficj debbano<br />

cessare et che li huomini da bene dalli malfattori non siano perseguitati, et che<br />

per le male sospetioni e scandali, non sortino dal detto luogo <strong>di</strong> Chiaverano;<br />

anci vivono per l’avenire in pace et quiete, come devono vivere li buoni fratelli<br />

et vicini. Cioè che se alcuna pianta sarà scorzata e cascata, o vero tagliata, o<br />

vero qualche vigna sarà tagliata in tutto, o parte, o vero roncho, o vero se sarà<br />

qualche vaso <strong>di</strong> vino spatigato [versato, piem. spaterà] o sperso, o qualche<br />

campo mietuto dove vi fosse stato qualche biava, o vero fosse messo qualche<br />

fuogo in qualche casa dove non sia solito far fuogo, o vero altro danno o sij<br />

guasto sia stato fatto ad alcune persone <strong>di</strong> Chiaverano, sopra li beni e territorio<br />

<strong>di</strong> Chiaverano (o vero altrove, cioè dove havranno le cose dette persone <strong>di</strong><br />

Chiaverano), che il guasto similmente parirà esser stato dato in o<strong>di</strong>o <strong>del</strong><br />

patiente; et il detto danno, o vero guasto, assenderà sino a sol<strong>di</strong> venti<br />

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