Pagine di vita nel Canavese del basso Medioevo - Uni3 Ivrea
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altro, venderà a qualche persona carne morta <strong>di</strong> per sé [<strong>di</strong> morte naturale, o<br />
meglio per malattia e non perché macellata], o <strong>di</strong> una bestia che sia stata<br />
macellata perché malata, o carni in altro modo putride, malsane o deteriorate,<br />
pagherà ogni volta una multa <strong>di</strong> venticinque sol<strong>di</strong> <strong>di</strong> moneta corrente.<br />
Talvolta gli estensori degli Statuti <strong>di</strong>mostrano una notevole ricchezza<br />
lessicale. Ecco con quante <strong>di</strong>verse aggettivazioni vengono in<strong>di</strong>cate le carni<br />
avariate negli Statuti <strong>di</strong> Balangero (1391, cap. 63). Riporto il testo latino, <strong>nel</strong>la<br />
parte più gustosa. Nessuno può vendere o detenere carnes morticinas<br />
morbosas malesanas grinolosas vel de porca non sanata.<br />
Quelli <strong>di</strong> Barbania (sec. XV, cap. 39) elencano carnes viciossas<br />
morbossas grignolossas mesellas ve extinctas seu mortuas morte naturali.<br />
comparsa.<br />
Anche gli animali che noi chiamiamo “da cortile” fanno la loro brava<br />
Le oche, talvolta affidate all’ocarius comunale, e le galline, compaiono<br />
negli Statuti <strong>di</strong> Lessolo (1430), in un lungo capitolo (il 126°), de<strong>di</strong>cato alle<br />
punizioni da infliggere per danni arrecati dagli animali. Ce n’è per tutti: bovini,<br />
cavalli, muli, mule, asini, porci e scrofe, scrofe con lattonzoli, pecore, arieti,<br />
ag<strong>nel</strong>li o castrati, greggi <strong>di</strong> varia entità. Le multe erano minuziosamente<br />
in<strong>di</strong>cate, a seconda dei tipi <strong>di</strong> coltivazione in cui avvenivano i danni. Ecco<br />
dunque le parti riguardanti le oche e le galline.<br />
..... E se si tratterà <strong>di</strong> un’oca <strong>nel</strong>le biade, per ognuna quattro denari; in<br />
un prato, due denari; in una piantagione e in una vigna, quando c’è l’uva,<br />
do<strong>di</strong>ci denari; <strong>nel</strong>la canapa, finché è piccola, per ogni oca do<strong>di</strong>ci denari .... se si<br />
tratterà <strong>di</strong> una gallina <strong>nel</strong>la vigna <strong>di</strong> un altro, per ognuna quattro denari. E in<br />
ognuno dei predetti casi, altrettanto <strong>di</strong> ammenda, e <strong>di</strong> più, se il danno sarà<br />
maggiore.... E se <strong>di</strong> notte, in tutti i sopraddetti casi si pagherà il doppio. E se i<br />
suddetti danni saranno arrecati nei terreni dei signori, pagheranno il doppio<br />
che se fossero trovate nei terreni <strong>del</strong>la gente qualunque.<br />
Oche e galline compaiono, in veste <strong>di</strong> vittime, negli Statuti <strong>di</strong> Agliè<br />
(1448, cap. 6), intitolato:<br />
Non si devono percuotere le bestie degli altri.<br />
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