Termino questa lezione con un capitolo degli Statuti <strong>di</strong> Favria (1472, cap. 106), che ci concilia un po’ con quei tempi così duri, ed a volte veramente feroci. Si stabilì che l’ufficiale e i consoli ed i credendari siano tenuti e debbano visitare per sovvenire alle loro necessità i fanciulli, le vedove e gli orfani e le persone miserevoli e offrire a chiunque <strong>di</strong> loro gli aiuti loro consentiti e, con tutte le loro forze, <strong>di</strong>fendere e curare i loro <strong>di</strong>ritti, senza, tuttavia, recare offesa alla giustizia. La volta prossima parleremo <strong>di</strong> abitazioni, feste e <strong>di</strong>vertimenti. 17
6 – Vita quoti<strong>di</strong>ana 2: abitazioni, feste, <strong>di</strong>vertimenti, giochi, funzioni religiose come svago. La scorsa lezione abbiamo incominciato ad entrare <strong>nel</strong>la quoti<strong>di</strong>anità <strong>del</strong>la gente comune. Oggi amplieremo il quadro, cercando <strong>di</strong> figurarci, con l’aiuto degli Statuti e <strong>di</strong> qualche altro documento, l’ambiente in cui essa viveva: la casa, il paese con la sua misera topografia ed i suoi carenti servizi igienici, ed ancora i <strong>di</strong>vertimenti, i giochi, assai scarsi, per la verità, le feste, le funzioni religiose. Partiamo dalle opere <strong>di</strong> urbanizzazione. Noi ci lamentiamo sovente <strong>del</strong>lo stato <strong>di</strong> trascuratezza in cui si trovano le strade <strong>del</strong>le nostre città e dei nostri paesi con il fondo <strong>di</strong>ssestato e non sempre pulite come si vorrebbe; l’acquedotto talvolta inquinato, le fognature invocanti lavori <strong>di</strong> spurgo o rifacimento, l’illuminazione stradale insufficiente, malgrado il carico <strong>di</strong> imposte e tasse che fa arrabbiare i contribuenti. Se una qualunque persona <strong>di</strong> allora, plebea o nobile, ricca o pezzente, capitasse <strong>nel</strong> più misero dei nostri paesi, a parte le inconcepibili meraviglie introdotte <strong>nel</strong>la <strong>vita</strong> quoti<strong>di</strong>ana dalla scienza moderna, le sembrerebbe <strong>di</strong> essere capitato in un luogo para<strong>di</strong>siaco, dove la <strong>vita</strong> scorre facile e felice. Mi viene in mente a questo proposito il curioso romanzo “Un Americano alla corte <strong>di</strong> re Artù” scritto dal grande umorista Samuel Clemens, più noto come Mark Twain [1835-1910], in cui immagina che per un misterioso caso un suo contemporaneo venga trasportato appunto alla corte <strong>del</strong> leggendario re Artù, conservando però tutte le sue conoscenze teorico-pratiche <strong>di</strong> uomo <strong>del</strong>l’Otto e <strong>del</strong> Novecento, e creando paura, meraviglia e quasi senso <strong>di</strong> adorazione in quei mitici uomini. Ma non <strong>di</strong>vaghiamo oltre. Se qualcuno <strong>di</strong> voi ha seguito il mio corso tenuto <strong>nel</strong>l’anno accademico 1999-2000, riguardante la <strong>vita</strong> quoti<strong>di</strong>ana ad <strong>Ivrea</strong> nei primi decenni <strong>del</strong> Trecento, ricorderà forse in quale degrado si trovasse quella che era la maggiore città <strong>del</strong> <strong>Canavese</strong> e una <strong>del</strong>le più cospicue dei domini cisalpini dei Savoia. Basti <strong>di</strong>re <strong>del</strong>le strade urbane, qualcuna con un selciato, generalmente <strong>di</strong> mattoni, ma in gran parte in terra battuta, percorse da canaletti <strong>di</strong> scolo, in 1
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Per avere una certa omogeneità doc
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imperiali; et di più che detto com
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l’occupazione di suolo pubblico (
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Item quod quelibet persona que disp
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