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Pagine di vita nel Canavese del basso Medioevo - Uni3 Ivrea

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Negli Statuti <strong>di</strong> Pont (1344, cap. 7 e 8) vi sono due curiosi capitoli, che<br />

vale la pena leggere integralmente.<br />

Stabilirono ed or<strong>di</strong>narono che nessuno debba commettere omici<strong>di</strong>o, chi<br />

contravverrà sarà punito secondo il dettato <strong>del</strong>l’antico statuto o degli statuti <strong>di</strong><br />

Pont. Si aggiunga questo che l’imputato <strong>di</strong> omici<strong>di</strong>o sarà citato due volte ad<br />

intervallo <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci giorni e poi si faccia una grida ad intervallo <strong>di</strong> tre giorni. Colui<br />

che così citato e gridato non comparirà e non si presenterà ai Signori <strong>di</strong> Pont<br />

ed al giu<strong>di</strong>ce, sarà pubblicamente ban<strong>di</strong>to e da questo bando non sarà liberato<br />

in nessun modo se prima non pagherà 25 libbre <strong>di</strong> buona moneta viennese e<br />

se non farà valere le proprie ragioni, e questo se sarà <strong>del</strong>la giuris<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

Pont. Se poi sarà <strong>di</strong> un’altra giuris<strong>di</strong>zione, si faranno soltanto le grida negli<br />

intervalli <strong>di</strong> tempo soprascritti.<br />

Parimenti stabilirono ed or<strong>di</strong>narono che nessun ban<strong>di</strong>to per omici<strong>di</strong>o,<br />

dopo aver scontato il bando, possa, abbia in coraggio o s’azzar<strong>di</strong> a stare o<br />

abitare a Pont o <strong>nel</strong> suo territorio, se non con il consenso <strong>del</strong> padre <strong>del</strong>l’ucciso,<br />

se è ancora in <strong>vita</strong> il padre, o <strong>di</strong> un figlio o <strong>di</strong> un fratello, se aveva un figlio o un<br />

fratello, e se vi sono il padre, un figlio e un fratello, con il consenso <strong>di</strong> tutti tre;<br />

se non vi sono né padre, né figlio, né fratello, allora sarà necessario il consenso<br />

e il benestare <strong>di</strong> tre parenti più vicini. In caso contrario non potrà stare né<br />

abitare a Pont né in tutto il suo mandamento, sotto pena e multa <strong>di</strong> cinquanta<br />

libbre <strong>di</strong> buone monete viennesi. Salvo che se non possono i predetti omicida e<br />

parenti <strong>del</strong>l’ucciso mettersi d’accordo me<strong>di</strong>ante i buoni uffici <strong>di</strong> amici, <strong>nel</strong> qual<br />

caso, per tali evenienze si farà come sembrerà opportuno al podestà o ai<br />

podestà, se ve ne sarà più d’uno, e ai consiglieri <strong>di</strong> Pont.<br />

A San Giorgio (1422, cap. 26) il colpevole <strong>di</strong> omici<strong>di</strong>o volontario veniva<br />

condannato a morte. Se non era stato possibile catturarlo, la condanna era il<br />

bando perpetuo dal paese e dal suo territorio, oltre alla confisca <strong>di</strong> tutti i suoi<br />

beni.<br />

La pena capitale era prevista non solo <strong>nel</strong> caso <strong>del</strong>l’omici<strong>di</strong>o volontario.<br />

A Pont (1344, cap. 15), il fattucchiere che avesse causato la morte <strong>di</strong><br />

qualcuno finiva i suoi giorni arso sul rogo. Così pure a Valperga (1350, cap. 15<br />

e 16) dove si legge una curiosa sentenza per i mandanti <strong>di</strong> un omici<strong>di</strong>o:<br />

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