Infezioni delle vie urinarie nell'adulto - SNLG-ISS
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<strong>Infezioni</strong> <strong>delle</strong> <strong>vie</strong> <strong>urinarie</strong> nell’adulto. Linea guida regionale<br />
La prima, condotta in 88 dei 113 ospedali lombardi nel 2000, basata sui risultati di<br />
colture fatte a discrezione del medico, quindi presumibilmente su pazienti sintomatici,<br />
ha registrato nei reparti coinvolti nello studio (tutti i reparti tranne le psichiatrie) una<br />
prevalenza media di infezioni ospedaliere di 4,9% (916 infezioni su 18.667 pazienti<br />
osservati). La prevalenza media di IVU è risultata 1,6% (pari a 33,6% di tutte le<br />
infezioni nosocomiali registrate) con picchi nei reparti di unità spinale (20%), terapia<br />
intensiva (8,3%) e riabilitazione (6,4%) (Lizioli et al., 2003).<br />
Nella seconda survey, sempre del 2000, l’esame urine (sedimento e/o coltura) veniva<br />
eseguito su tutti i pazienti, indipendentemente dalla presentazione clinica. Venivano<br />
considerati affetti da infezioni <strong>urinarie</strong> associate all’ospedalizzazione i pazienti con<br />
urinocoltura positiva al momento dello studio e negativa al momento del ricovero.<br />
Lo studio ha registrato nei 59 ospedali del Piemonte e nell’unico ospedale della Valle<br />
d’Aosta coinvolti una prevalenza di infezioni ospedaliere di 7,8% (in totale 818<br />
infezioni su 9.467 pazienti osservati): le IVU rappresentavano la più comune <strong>delle</strong><br />
infezioni (23% del totale). Come già rilevato dalla letteratura internazionale, la<br />
presenza di un catetere urinario aumentava il rischio di sviluppare una IVU (OR per<br />
IVU sintomatica 11,4; IC 95% 6.1-21.3) (Zotti et al., 2004).<br />
Nel 2003 uno studio di prevalenza della durata di una settimana è stato condotto in<br />
tutti gli ospedali del Veneto con almeno 250 posti letto e almeno 6 posti di terapia<br />
intensiva. Nei 21 ospedali individuati la prevalenza di infezioni <strong>urinarie</strong> era pari a<br />
2,2% (137 episodi per 6.352 pazienti osservati): i patogeni più isolati erano<br />
Enterococcus spp (31,6%), E. coli (23,5%), P. aeruginosa (11,8%), Candida spp<br />
(7,5%). Fattori di rischio associati al verificarsi di infezioni nosocomiali (non<br />
esclusivamente di quelle del tratto urinario) erano fra gli altri l’utilizzo di antibiotici<br />
(OR 2,3; IC 95% da 1.7 a 3.0) e la presenza di catetere urinario (OR 1,8; IC 95% da<br />
1.4 a 2.4) (Pellizzer et al., 2008).<br />
Questi studi confermano quindi che anche in Italia le IVU sono frequenti sia a livello<br />
comunitario che ospedaliero, che i pazienti con IVU ricevono nella quasi totalità dei casi<br />
un trattamento antibiotico e che questo risulta essere quasi sempre un fluorchinolone.<br />
Nonostante le IVU siano così frequenti c’è confusione circa le definizioni, i criteri e gli<br />
strumenti diagnostici. È stato per questo sviluppato un Glossario clinico a cui si rimanda<br />
per eventuali chiarimenti. In generale comunque, quando i microrganismi che causano<br />
i sintomi dell’infezione si localizzano a livello <strong>delle</strong> basse <strong>vie</strong> <strong>urinarie</strong> (cistite), la<br />
sintomatologia è più spesso rappresentata da disuria, frequenza e urgenza minzionale e,<br />
occasionalmente, dolore alla pressione della zona sovra pubica. In questi casi la diagnosi<br />
differenziale deve prendere in considerazione le infezioni sessualmente trasmissibili,<br />
e generalmente non pone difficoltà. Quando invece l’infezione riguarda o include anche<br />
il rene e il sistema calicopielico (pielonefrite), sintomi distintivi sono la febbre, il dolore<br />
al fianco e altri segni di infiammazione sistemica.<br />
Dossier 190<br />
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