Infezioni delle vie urinarie nell'adulto - SNLG-ISS
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<strong>Infezioni</strong> <strong>delle</strong> <strong>vie</strong> <strong>urinarie</strong> nell’adulto. Linea guida regionale<br />
di causare emolisi in un neonato con deficit di G6PD), una possibile alternativa è<br />
rappresentata dalla fosfomicina trometamolo (3 grammi in un’unica somministrazione,<br />
meglio se alla sera dopo avere svuotato la vescica). Questa terapia non è citata in alcuna<br />
<strong>delle</strong> linee guida selezionate, probabilmente perché fino ad ora la sua efficacia è stata<br />
valutata solo in studi di piccole dimensioni e con alcune limitazioni metodologiche.<br />
Una linea guida prodotta dai medici di famiglia olandesi e pubblicata solo in olandese nel<br />
2006, che quindi non è stato possibile consultare nel testo completo, indica però fra le<br />
molecole da utilizzare nella terapia empirica <strong>delle</strong> IVU non complicate, oltre che la<br />
nitrofurantoina (prima scelta), il cotrimoxazolo (seconda scelta) e la fosfomicina (terza<br />
scelta) (Van Pinxteren et al., 2006; Van Haaren, 2005). Un trial condotto in Turchia su<br />
90 donne nel secondo trimestre di gravidanza con diagnosi di batteriuria asintomatica<br />
(due urinocolture successive positive per lo stesso germe) ha comparato la<br />
monosomministrazione di fosfomicina trometamolo (3 g unica dose) con cefuroxima<br />
axetile (250 mg, 2 volte al giorno per 5 giorni): a 7 giorni dal termine della terapia, 41/44<br />
pazienti nel gruppo fosfomicina (93,2%) e 38/40 (95%) nel gruppo cefuroxime<br />
risultavano guarite (cura batteriologica). Non sono stati registrati eventi avversi di rilievo<br />
(Bayrak et al., 2007). Lo studio ha evidenti problemi metodologici: il campione è di<br />
piccole dimensioni, l’esito valutato è un surrogato poco rilevante rispetto alla prevenzione<br />
di complicanze in gravidanza per la madre e per il feto. Un altro studio ha valutato la<br />
fosfomicina in 41 donne in gravidanza con cistite acuta: un gruppo (21 donne) riceveva 3<br />
g di fosfomicina e l’altro gruppo (20 donne) 400 mg di ceftibutene in unica<br />
somministrazione al giorno per 3 giorni. L’efficacia veniva valutata in termini di<br />
eradicazione batterica a 7-10 giorni e 28-42 giorni di follow up. Al secondo follow up, in<br />
20/21 donne nel gruppo fosfomicina (95,2%) e 18/20 nel gruppo ceftibuten (90%) il<br />
germe era stato eradicato (Krcmery et al., 2001).<br />
La fosfomicina avrebbe alcune caratteristiche vantaggiose: è caratterizzata da un basso<br />
livello di resistenze (percentuale di E. coli isolati in regione resistenti alla fosfomicina pari<br />
a 2,2% nelle donne di età inferiore ai 65 anni con colture ambulatoriali). Il dato è relativo<br />
a una minoranza di colture (circa 5%), dal momento che solo un’Azienda sanitaria della<br />
regione testa questa molecola (Gagliotti et al., 2009), ma è in linea con i più recenti dati<br />
internazionali: in Olanda il livello di resistenza di E. coli urinari isolati da 3.141 donne (età<br />
da 0 a oltre 70 anni) con sintomi di IVU acuta non complicata, è risultata pari a 0,64%<br />
(Knottnerus et al., 2008). Già in precedenza uno studio europeo sull’antibioticoresistenza<br />
di E. coli urinari (progetto ECO-SENS) aveva indicato nella fosfomicina una molecola<br />
caratterizzata da scarsissima resistenza. Su 2.478 E. coli isolati provenienti da 17 paesi<br />
europei (l’Italia non partecipava) la percentuale di resistenti a fosfomicina era 0,68%.<br />
Inoltre gli isolati resistenti alla fosfomicina, a differenza di tutti gli isolati resistenti ad<br />
altre molecole, non mostravano un contemporaneo aumento di resistenza ad altri<br />
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Dossier 190<br />
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