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dilagano per l’Anatolia. Nel frattempo, è il 1054, la caratterialità e<br />

l’improfessionalità di quattro prelati – tre latini, uno greco – fanno saltare<br />

all’aria l’unità della chiesa, e fino ad oggi non se ne vede riparazione.<br />

Davvero un secolo breve, questo Mille.<br />

Alberto vescovo, ‘santo subito’<br />

Il protoepiscopo Beatus avrà saputo allestire una schola episcopale<br />

nella sua città? Si capirebbe perché il piccolo Alberto dell’età di cinque<br />

anni, rampollo di famiglia normanna dei dintorni, si trasferisca per<br />

ragioni di studio a Montecorvino. E’ il 1037. Il ragazzo cresce in<br />

sapienza e santità sotto gli occhi di Beatus e di tutta la gente; non si fa<br />

mancare preghiere e digiuni. Alla morte di Beatus si forma su di lui,<br />

che non aveva ancora trent’anni, un consenso caloroso da parte del<br />

popolo, del clero e del conte di Civitate: Alberto sarà il nuovo vescovo.<br />

Molto a malincuore Alberto accetta la responsabilità, ma mette una<br />

condizione: prima di essere consacrato vuol vedere la cattedrale più<br />

grande e più bella. La cura pastorale non lo farà deflettere dall’austero<br />

ascetismo: anzi la fama di santità richiama a Montecorvino anche i vip<br />

dell’epoca per consigli e confessioni. Non solo: il territorio diocesano,<br />

e poi tutta la Puglia, passa dai bizantini ai normanni, e di conseguenza<br />

si accresce il bacino d’utenza per il cammino di Montecorvino. Non<br />

sarà stato molto diverso, mutatis mutandis, da San Giovanni Rotondo<br />

molti secoli dopo.<br />

E infatti anche qui c’è chi cerca di lucrare sulla santità altrui, a quanto<br />

riporta la letteratura tradizionale. I digiuni e le privazioni hanno indebolito<br />

la fibra di Alberto fino a renderlo cieco, e gli viene assegnato un<br />

coadiutore: Costanzo. Questo sacerdote, si dice, fiutando aria di successione,<br />

fa di tutto per abbreviare la dolorosa vita del vescovo Alberto.<br />

Comunque sia, è vero che erediterà la cattedra episcopale; ma non così<br />

in fretta. Infatti nel 1082 Alberto, cinquantenne, partecipa alla sceneggiata<br />

con cui l’abate di Montecassino, il grande Desiderio, rinuncia<br />

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