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MATINUM<br />

Entre deux mers dressera promontoire<br />

Que puis mourra par le mords du cheval:<br />

Le sien Neptune pliera voyle noire,<br />

Par Calpre & classe auprès de Rocheual (I, 77)<br />

Inoltriamoci sul Monte Saraceno non per la strada comoda e panoramica<br />

ma attraverso il bosco fitto e a volte scosceso. Sappiamo di calpestare<br />

le orme di infiniti altri uomini, che si sono mossi su questo terreno<br />

per epoche indefinite. Un milione e mezzo di anni – tanto sembra<br />

vecchio l’Homo di Apricena? E’ vero che non se ne conosce il volto ma<br />

solo le selci scheggiate. Però è affascinante pensare che il primo Homo<br />

europeo è venuto qui sul Gargano dall’Africa, madre dell’umanità.<br />

Oppure che è passato dal Caucaso prima di arrivare qua sopra, magari<br />

nel trasferimento verso Apricena, verso Paglicci, e poi verso l’alta<br />

Castiglia spagnola.<br />

L’abbiamo vista la sua abitazione precedente in Georgia, a sud-ovest di<br />

Tbilisi. Il fiume Mashavera si attraversava su un ponte Bailey, e poi si<br />

camminava in salita verso un sito non molto diverso da questo. La differenza<br />

principale è che l’Homo georgicus di Dmanisi è presidiato da<br />

una chiesa paleocristiana che porta il nome di Sioni, come per controllare<br />

eventuali spiriti smarriti nei recessi del tempo, delle abitazioni e<br />

delle tombe.<br />

La Terra madre<br />

Carl Gustav Jung diceva qualcosa sull’energia che si trasmette mediante<br />

il suolo tra generazioni distanti di secoli. Andando per Monte Saraceno<br />

incontriamo orme cancellate e assorbiamo, certamente, dei messaggi.<br />

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