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DEVIA<br />
L’embassadeur envoyé par biremes<br />
A mi chemin d’incogneuz repoulies:<br />
De sel renfort viendront quatre triremes<br />
Cordes & chaines en Negrepont troussés.<br />
La terra che non c’è. Almeno sulla Tabula Peutingeriana: il Gargano è<br />
raso via e tra le foci del Fortore e dell’Ofanto vi sono appena le isole<br />
della costa dalmata. Abrasione che rende omaggio all’antichità romana<br />
della fonte. Nel IV secolo il Gargano si poteva infatti ignorare: Eteria,<br />
la Elsa Maxwell dei pellegrinaggi, non ne fa cenno.<br />
All’imbocco del Medioevo, invece, una via di grande comunicazione si<br />
inerpica sul Gargano. E’ la Via Francesca. Essa accompagna i pellegrini<br />
dal Monte San Michele di Normandia fino a Roma e alla Grotta<br />
dell’Angelo in Puglia; in tempi recenti il marketing turistico religioso<br />
le ha attribuito il nome suggestivo di Via Sacra Langobardorum.<br />
Certamente i dinasti longobardi di Benevento hanno considerato quel<br />
tragitto come cosa propria: esso garantiva l’accesso al protettore angelico<br />
Michele, così somigliante a Wotan con il martello magico. Di più:<br />
in tempi di confini ondivaghi tra l’Impero romano di Costantinopoli, il<br />
Patrimonio terriero del papa e lo Stato italiano dei Longobardi, questi<br />
ultimi hanno distolto la diocesi di Siponto da Roma e da Bisanzio per<br />
legarla alla loro metropolìa di Benevento. Ciò è per costituire un continuum<br />
giurisdizionale fino al Gargano e governare il flusso dei turisti.<br />
Dall’XI secolo, proprio per uno scivolone longobardo, il pio incarico<br />
verrà assunto dai Normanni.<br />
E infatti Devia, come la maggiore Lesina, è stata una contea normanna,<br />
oltre che una comunità di Slavi con i suoi zupani – si conoscono<br />
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