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sembra planare sulla città scomparsa di Devia. Chissà per quali mode e<br />

con quali strumenti le forme decorative e i disegni degli edifici potevano<br />

trasferirsi attraverso lo spazio? E’ classica, e ormai datata, la questione<br />

sulla dipendenza delle piramidi maya da quelle egiziane. Jurgis<br />

Baltrusˇaitis aveva affascinato la nostra giovinezza con i suoi collegamenti<br />

tra bizzarrie gotiche e disegni dell’Asia centrale e della Cina.<br />

Marija Gimbutas, lituana anche lei, nelle grotte della piana di Siponto<br />

aveva dato colpi di luce sui motivi decoranti gli oggetti d’uso. Ma c’era<br />

anche Carl Gustav Jung che rapportava certe immagini complesse al<br />

vocabolario dell’inconscio collettivo, mentre Rudolf Arnheim collega<br />

le forme essenziali alla memoria ram del nostro processore cerebrale.<br />

Di Santa Maria fanno parte anche i ritratti, per così dire, della Titolare:<br />

una icona bellissima e una statua in legno di cedro dipinto della fine del<br />

Mille, detta la ‘Sipontina’ o anche la ‘Madonna dagli occhi sbarrati’.<br />

L’immagine appunto esercita questa magia di attrarre lo sguardo verso<br />

il suo, meravigliato e addolorato. Non era nata così. Però, mentre si trovava<br />

nella sua chiesa originaria che adesso funge da cripta, fu sconvolta<br />

dallo stupro che subì Catella, figlia del diacono Evangelio, da parte<br />

del nipote del vescovo Felice. Non poté far niente per impedirlo: era<br />

solo una statua di legno; però le è rimasta questa espressione di dolente<br />

stupore. Il fatto è avvenuto davvero, alla fine del VI secolo: lo sappiamo<br />

dalle lettere che il papa, San Gregorio Magno, scrisse al vescovo,<br />

al suddiacono Pietro e al notaio Pantaleone perché venisse resa giustizia<br />

a Catella. Un risarcimento pecuniario? Un matrimonio riparatore?<br />

Questo non lo sappiamo. In ogni modo Catella sarà stata trattata<br />

meglio che Medusa, alla quale per un fatto simile la titolare del<br />

Partenone, Atena, inflisse quella capigliatura di serpenti e quello sguardo<br />

assassino. C’è da precisare che sia l’icona che la statua sono conservate<br />

nella infelice cattedrale di Manfredonia.<br />

Ungaretti legge Santa Maria di Siponto come una sintesi originale, e<br />

quindi significativa di una nuova visione del mondo, tra le costruzioni<br />

severe della Scandinavia e quelle vivaci dell’Oriente. In effetti, comparando<br />

piante di edifici sacri nei secoli stretti attorno al Mille, una<br />

somiglianza con Siponto si trova nell’architettura armena; e, più che<br />

nelle chiese, nel gavit, lo spazio di servizio che accoglieva i visitatori e<br />

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