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Hannibal ad portas!<br />

Adesso dobbiamo fare un discorso serio su Annibale, in italiano<br />

Teodoro (‘grazia del dio Baal’), apolide domiciliato in Daunia a più<br />

riprese durante tredici anni di guerriglia; a Salapia nell’inverno 214 a.C.<br />

Il punto è questo: sono passati duemiladuecento anni. Eppure troviamo<br />

ancora le tracce fresche del suo passaggio. Il grande Cartaginese ha<br />

veramente scalfito la coscienza collettiva degli Italici. Non si contano i<br />

letti in cui ha dormito Garibaldi né i palazzi abitati da Napoleone; ma<br />

assai più numerosi sono i toponimi come ponte di Annibale (solo sulla<br />

Sieve ce ne sono due), castello di Annibale, campo di Annibale, sella di<br />

Annibale, fonte di Annibale, monte Annibale. E Quinto Fabio<br />

Massimo? gli Scipioni? Catone il Censore? Nulla.<br />

Una ragione c’è, ed è la grande legge della comunicazione di massa:<br />

demonizzare l’avversario vuol dire regalargli la vita eterna. Le urgenze<br />

propagandistiche dei Romani hanno trasformato Annibale Barca, ‘il<br />

Saetta’, in un barbaro grottesco e crudele. Con questa immagine egli ha<br />

continuato a rotolare per la storia, fin sulla spiaggia dei nostri banchi<br />

alle elementari. Il babbo che gli fa giurare odio eterno a Roma nel tempio<br />

di Baal; il virtuosismo di attraversare le Alpi con quaranta elefanti<br />

che diventano sempre meno fino a ridursi a uno, il fido Saurus; il mistero<br />

su quale autostrada abbia preso per cadere proprio sopra ai celti torinesi<br />

(da cui l’opera Annibale in Torino di Giovanni Paisiello, 1779); la<br />

gestione della prima vera guerra mondiale, tra Africa, Europa e Asia;<br />

l’invenzione della guerriglia; le sanguinose (e vittoriose) battaglie della<br />

Trebbia, del Trasimeno, di Canne, e quella (perduta) di Zama; i santini<br />

dei suoi antagonisti, Fabio Massimo che, prudente, ‘temporeggiava’, e<br />

Scipio del cui elmo l’Italia si è cinta la testa. Questo è il minimo comun<br />

denominatore della vicenda annibalica, e si allaccia nelle menti italiche<br />

con Brenno che getta la spada sulla bilancia, con Muzio Scevola che si<br />

brucia la mano davanti a Porsenna, con Giulio Cesare, le idi di Marzo,<br />

33 pugnalate e tu quoque Brute fili mi.<br />

Annibale sul podio dei massimi condottieri di tutti i tempi: ne convengono<br />

tutti gli esperti, dai polemologi ai collezionisti di soldatini di<br />

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