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E’ più antico il ‘Pantocrator’ nel catino dell’abside destra. La faccia<br />
incidentata non compromette i grandissimi occhi a mandorla, la barba<br />
di pochi giorni e l’acconciatura davvero strepitosa, con un ciuffo che<br />
parte di mezzo alla fronte aggrottata e tutti i capelli che ricadono sulle<br />
spalle contornando il volto lungo. Seguendo le rughe della fronte, le<br />
arcate occipitali sono enormemente allargate, e dentro nuotano questi<br />
occhi bellissimi che attraggono i tuoi e devi fare uno sforzo per uscire<br />
dal cerchio magico. Ti benedice alla latina appoggiando il pollice sull’anulare.<br />
Segue poi sulla parete destra una specie di porticato dipinto i cui archi<br />
sono occupati da santi e da sante, anche loro appartenenti alla prima<br />
decorazione della chiesa nel XII secolo o poco dopo. Sono questi che<br />
benedicono i credenti alla greca o alla latina. Si tratta di due gruppi da<br />
tre santi ciascuno: quelli più lontani dall’abside stanno sotto una trabeazione<br />
realistica, che si sforza di essere prospettiva. Vi è una<br />
Madonna Odighitria che divide con il bambino l’inversione al negativo<br />
del colore della faccia – forse il piombo di una biacca, come<br />
Cimabue ad Assisi? Le sono accanto due sante martiri, non per questo<br />
meno eleganti, con una croce preziosa in mano e qualche ricciolo che<br />
sfugge alla severa cuffia; gli abiti sono in seta tinta in filo con disegni<br />
molto raffinati e originali.<br />
Questa zona degli affreschi è un po’ sacrificata da interventi posteriori,<br />
e comunque l’occhio corre subito all’angolo dopo la porta, verso la facciata:<br />
lì si staglia glorioso, allegro, vincitore un bellissimo sant’Ippolito<br />
a cavallo con lo stendardo segnato con la croce e un gran refolo di<br />
vento che gli gonfia il mantello. Suggestioni subliminari per promuovere<br />
la Crociata? O forse messa in guardia per gli inconvenienti possibili?<br />
Ippolito infatti nasce come custode carcerario di San Lorenzo;<br />
assiste probabilente al suo tormento sulla grata; trasferito in Sardegna<br />
evidentemente ha un ripensamento che spinge l’imperatore Decio – è il<br />
256 – a legarlo a dei cavalli indomiti fino a lasciare la vita. Certo, nella<br />
raffigurazione è lui che doma il cavallo.<br />
Anche la parete sinistra ha il suo parato di affreschi che certo sarebbero<br />
più apprezzati se non avessero di fronte questi così suggestivi che<br />
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