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saracena. Federico, altro francese, era fratello del Duca di Lorena e, in<br />

quel momento, bibliotecario di Leone IX. In seguito Federico di Lorena<br />

sarebbe diventato abate di Montecassino, poi papa Stefano IX; avrebbe<br />

lottato molto per la moralizzazione del clero, per l’alleggerimento<br />

della pressione normanna e per il conferimento del titolo imperiale a<br />

suo fratello; senza grandi successi, sarebbe morto a Firenze nel 1058.<br />

Pietro arcivescovo di Amalfi infine sarà cannibalizzato dall’omonimo<br />

successore Pietro Capuano, che porterà via le spoglie di Sant’Andrea<br />

approfittando del sacco di Costantinopoli e meritando il monumento<br />

funebre che si ammira nella cattedrale della gloriosa repubblica marinara.<br />

Guardiamo le Tremiti nella luce sfolgorante del mezzogiorno e commentiamo<br />

che la grande storia è passata da qui, e chissà quante volte.<br />

Il pericolo slavo<br />

Abbiamo già commentato il gossip. Non sarà mica che i benedettini<br />

negoziassero con gli Slavi della costa dalmatica, e poi di quella garganica<br />

a Devia e Peschici, dei gentlemen agreement sulla base del not in<br />

my backyard?<br />

Non lo sapremo mai. Qui a Devia ovviamente gli Slavi erano di casa e<br />

vivevano in una dipendenza dell’Abbazia isolana. Quello di cui siamo<br />

certi, invece, è che i successivi abitatori di Tremiti, i Cistercensi riformati<br />

da San Bernardo, non avranno vita facile con gli inquieti vicini:<br />

soprattutto con i dirimpettai pirati cristiani del porto di Almissa, città<br />

già illirica e romana che sotto il nome di Oeneum potrebbe leggersi<br />

sulla Tabula Peutingeriana. La cupa notte dei pirati – data imprecisata<br />

del 1334 – è raccontata in un manoscritto di settant’anni posteriore, la<br />

‘Accuratissima Descriptio’ del canonico Benedicto Cochorella.<br />

Bisogna premettere che l’abbazia è molto curata dai regnanti angioini<br />

di Napoli e serve da base per la loro flotta dell’Adriatico. Quindi le<br />

difese dell’isola di San Nicola, dove si trovano gli edifici sacri, sono –<br />

e lo si vede anche oggi – impenetrabili. Rimarranno inaccessibili per-<br />

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