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SIPONTO<br />
Le divin verbe donrra à la sustance<br />
Compris ciel terre, or occult au fait mystique<br />
Corps, ame, esprit aiant toute puissance,<br />
Tant sous ses pieds, comme au siège celique (III, 2 )<br />
Quale potrebbe essere l’incipit di un capitolo su Siponto? Come appoggiare<br />
anche una sola parola lì, dove gli archeologi hanno segnato ogni<br />
pietra con la traccia della loro sapienza? Forse prendendo un’altra strada:<br />
quella dell’immaginazione poetica.<br />
“Poi dalla solitudine si sprigiona una colonnetta, e le fanno seguito a<br />
pochi passi, su leoni, le colonne che, fra le scure sopracciglia di archi<br />
ciechi, reggono in una facciata deserta il ricco portale di Santa Maria<br />
Maggiore di Siponto. Non me ne intendo, ma non mi stupirei se questa<br />
cattedrale in mezzo al prato fosse davvero il primo esempio del costruire<br />
monastico e guerriero nel quale il Medioevo si provò a fondere le<br />
esperienze del suo rincorrere la visione del mondo, dall’innocente<br />
epica dei Mari del Nord alle erudite voluttà della svelta Persia. La<br />
nascita d’una architettura significa il principio d’una chiarezza spirituale<br />
e d’una volontà vittoriosa. Perché nell’era cristiana non dovrebbe<br />
essere stata per prima questa terra, questo ponte dei Crociati, a immaginare<br />
saldamente, nella pietra murata e ornata, un’unità fra Occidente<br />
e Oriente?”.<br />
Segue, Giuseppe Ungaretti, col segnalare come la cattedrale sipontina<br />
sia costruita, cubica, su una iterazione del numero quattro: espediente<br />
espressivo dei pitori cubisti del suo tempo. Dalla disposizione delle<br />
colonne al disegno delle losanghe che decorano la facciata, forse un<br />
tempo abbellite con specchiature di marmi colorati. Piacevolezze pisano-lucchesi?<br />
Sì, come dalla campagna toscana la ‘pieve’ di Santa Maria<br />
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