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fieri dei capelli alla foggia di Ettore,<br />

ma scarsi di aspetto e di stirpe meschina,<br />

stringeranno tra le braccia la mia immagine,<br />

vestite da Erinni, con le guance spalmate di erbe magiche,<br />

ed avranno una difesa molto potente contro le nozze.<br />

Da costoro, dalle donne che portano il bastone (rabdofòrai),<br />

sarò chiamata per lungo tempo dea inestinguibile”.<br />

Non è una profezia semplice da sciogliere. Rileggiamo qualche passaggio.<br />

Quelle che rifiutano le nozze<br />

Il tempio: Cassandra parla di un tempio costruito in sua memoria.<br />

Poteva esser dedicato ad Atena Acaia, come quello in cui lei fu violata<br />

da Aiace Oileo nell’immane saccheggio? Il sedicente Aristotele dei<br />

‘Racconti fantastici’, De mirabilibus, afferma che in una città imprecisata<br />

della Daunia vi è un tempio di questa divinità, che conservava<br />

anche le scuri di bronzo e le armi di Diomede e dei suoi compagni. Si<br />

deve ammettere però che a parere di Strabone questi cimeli si trovano<br />

a Lucera.<br />

‘Aristotele’ continua: lì intorno ci sono dei cani che scodinzolano ai<br />

Greci ‘come se fossero familiari per loro’. Ci sentiamo di collegare i<br />

selettivi quadrupedi con le Diomedee delle Tremiti: i compagni dell’eroe<br />

trasformati da Venere in uccelli, che fanno buonissima cera ai<br />

Greci e maltrattano i Barbari, e nelle notti di luna piena si lamentano<br />

come bambini impauriti. In realtà è un richiamo amoroso.<br />

E la ‘città dardania’? Su ben lontane rive, Dardano è il fondatore di<br />

Troia. Forse Licofrone, giocando sull’aggettivo, accosta la tragica<br />

patria di Cassandra alla città daunia chiamata Dardi di cui sappiamo<br />

l’esistenza da Plinio: Diomedes ibi delevit gentes Monadorum<br />

Dardorumque et urbes duas, quae in proverbium ludicrum vertere,<br />

Arpinam et Tricam. Diomede azzerò le popolazioni dei Monadi e dei<br />

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