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anche due nomi: Andrea nel 1043, Slubizzo nel 1050. Il Monte d’Elio<br />

su cui la città si appoggia scende in mezzo ai due specchi d’acqua garganici.<br />

Sulla costa abbiamo davanti la Torre Mileto, difesa aragonese<br />

che era in antico il più vicino approdo in terraferma per l’Abbazia di<br />

Tremiti.<br />

Santa Maria di Devia<br />

Le magiche isole si vedono leggermente spostate a ovest. La chiesa di<br />

Devia iuxta litus maris, Santa Maria, era stata ceduta all’abate di<br />

Tremiti dal vescovo Giovanni di Lucera nel 1032. Quindi adesso siamo<br />

sulla principale testa di ponte della potente istituzione monastica che,<br />

nel periodo di maggior splendore, rivaleggiava con Montecassino. Il<br />

carisma storico e religioso non era paragonabile, ma la nobiltà normanna,<br />

interculturale e pan-mediterranea, si identificava volentieri con<br />

quegli isolotti diomedei dai quali prima o poi passava tutto il mondo.<br />

D’impatto la spianata di Devia sembra essere solo un enorme sagrato<br />

per la chiesa di Santa Maria. Ma riusciamo a sentire la città intera sotto<br />

i nostri piedi: merito di Matteo che per noi dà senso alle pietre sparse,<br />

alle buche, ai resti di fondamenta che appena un occhio esperto può<br />

scoprire. Certo, i volumi solidamente tangibili della chiesa hanno tendenza<br />

a dilatarsi nella percezione del sito. E’ un edificio grande, e lo<br />

sembra ancora di più per il dilagare del bellissimo paramento murario.<br />

E’ vero, dice Angela, che ricorda le Pievi toscane: quelle ricche, a pianta<br />

basilicale, che si concedevano tre absidi decorate alla lombarda con<br />

archetti e lesene.<br />

La poesia del calcare aveva ispirato Rodolfo il Glabro intorno al Mille:<br />

egli vedeva come un mantello di pietre bianche ricoprire l’Europa nell’uscire<br />

da periodi tormentosi. Questa è una, probabilmente. Un muro<br />

perimetrale si può guardare per ore, ammirando la connessione perfetta<br />

del filaretto; oppure si può leggere come righi di un libro il cui ormai<br />

ci sfugge il contenuto ma non l’armonia della composizione. E le ricercatezze<br />

concentrate sulle absidi hanno un po’ la funzione di un titolo,<br />

di un richiamo, di un frontespizio: poi il resto sarà solo scrittura. Anche<br />

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