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Manfredi, il figlio e successore di Federico, toccherà prendere atto che<br />
la città non è più viva. Dice Giovanni Villani, il consulente finanziario<br />
fiorentino prestato alla storiografia dopo un infortunio con la Giustizia<br />
fiscale: ”Questo Manfredi fece disfare la città di Sipanto in Puglia, perché<br />
per gli paduli che l’erano intorno non era sana, e non avea porto; e<br />
di quelli cittadini ivi presso a due miglia, in su la roccia e in luogo d’avere<br />
buono porto, fece fondare una terra, la quale per suo nome la fece<br />
chiamare Manfredonia, la quale ha oggi il migliore porto che sia da<br />
Vinegia a Brandizio”.<br />
Siponto viene aggredita dall’acqua che si allontana, dai pirati, dai terremoti:<br />
uno disastroso nel 1223 e quello definitivo nel 1255. Il disfacimento<br />
dell’ecosistema trasferirà nella popolazione l’idea che bisogna<br />
allontanarsi di lì. Con prontezza e spirito costruttivo sarà il re Manfredi<br />
ad affrontare la situazione: fondiamo una nuova città. Otto anni dopo è<br />
già tracciata Manfredonia. In parallelo scompare Siponto, le cui pietre<br />
sono disponibili a disegnare la nuova forma-città. Fortunatamente<br />
Santa Maria resterà come segnacolo di una comunità vivente per secoli<br />
e aperta ad accogliere idee, curiosa di forme nuove, appassionata<br />
della mediazione culturale.<br />
Chissà se avrà avuto sentore di questi valori l’Arcivescovo che governò<br />
Siponto tra il 1447 e il 1449? Purtroppo era un prelato commendatario,<br />
quindi semplicemente percepiva le rendite, e di sicuro non vi si<br />
fece mai vedere. Ma sarebbe stato in grado di portare a compimento la<br />
missione storica di Siponto. Il cardinale Bessarione, già patriarca<br />
Vissarion di Trebisonda, umanista, attore al Concilio di Firenze della<br />
effimera riconciliazione tra le due chiese e poi animatore della vita culturale<br />
romana: abitò sulla via Appia in un palazzetto (il ‘casino’) che<br />
sarebbe diventato un modello di architettura rinascimentale.<br />
All’arcivescovo commendatario di Siponto si deve, dopo la caduta di<br />
Costantinopoli nel 1453, l’accoglienza dei dotti bizantini in fuga dagli<br />
Ottomani, e soprattutto la raccolta dei codici di autori greci che lascerà<br />
a Venezia come nucleo della Biblioteca Marciana.<br />
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