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proprio sangue, come nelle camere sotterranee di Micene. Nel seno<br />

della terra, allora, per celebrare riti, per risvegliare la primavera ostaggio<br />

dell’abisso; poi in tempi più evoluti gli ipogei custodiranno il riposo<br />

senza risveglio delle élite locali.<br />

Certamente viene dalla costa albanese, l’Illiria, la prima civiltà strutturata<br />

dell’area salapina. La popolazione dei Dauni portatrice – per contatto<br />

o per espansione diretta – di tutto quello che di nuovo si crea nella<br />

incredibile fucina del Vicino Oriente, tra l’Egitto e la Mesopotamia.<br />

Anche qui, la storia ha il suo sense of humor nel configurare oggi in ben<br />

altra maniera l’afflusso di Illirici da Valona.<br />

Ai Dauni si sovrappongono i Greci, la civiltà cretese-micenea, tra il<br />

sedicesimo e l’undicesimo secolo. Qualche traccia ne rimane, ma<br />

soprattutto si crea allora il mito collettivo di fondazione di tutte le città<br />

argive della Daunia, da Siponto a Troia, da Arpi a Lucera: le imprese<br />

dell’eroe omerico Diomede. Il subentro dei nuovi colonizzatori si<br />

adombra nelle nozze di Diomede con la figlia del re illirico Dauno,<br />

eponimo del territorio foggiano.<br />

Una nuova ondata di Illiri, dalle pianure danubiane, giunge nel decimo<br />

secolo, ma avrà un respiro sommesso: duecento anni dopo incomincia<br />

la Grecia classica ad allargare il suo Lebensraum a tutta l’Italia meridionale.<br />

E’ la Magna Grecia. E i Romani? Virgilio racconta di un contatto<br />

degli Italici laziali con Diomede per contrastare il passo al nemico<br />

comune: Enea il troiano, antenato dei Cesari. Ma l’odio fra Greci e<br />

Troiani si è già scaricato con la distruzione della illustre città. L’eroe<br />

di Argo, ormai addomesticato, non riprenderà in mano le armi dopo<br />

tanti decenni di pacifiche edificazioni. I discendenti di Enea, quindi, si<br />

prenderanno le città diomedee e le coltivazioni di sale, qualche secolo<br />

più tardi. C’est l’Histoire.<br />

La salina, naturalmente, è un bene demaniale (‘Costituzioni Melfitane’,<br />

1231) o comunque legato a soggetti istituzionali. A novembre del 1064<br />

l’arcivescovo Gerardo di Siponto cede all’abate di Tremiti un terzo di<br />

salina in cambio di una piccola icona e di uno skaramanghion, il prestigioso<br />

abito di corte in seta che, a peso, vale quanto l’oro. Quattro<br />

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