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come il caso o la battaglia o la fuga li avevano l’un l’altro mescolati<br />
insieme. Alcuni che, coperti di sangue, tentavano di alzarsi in mezzo<br />
alla strage, risvegliati dal freddo che aveva a loro contratto le ferite,<br />
vennero finiti dal nemico. Si trovarono poi altri che giacevano vivi con<br />
i femori e i garretti tagliati e che, denudando il collo e la gola, scongiuravano<br />
che se ne traesse fuori il sangue che ancora li teneva in vita.<br />
Altri furono trovati con le teste affondate in una buca: appariva chiaro<br />
che essi stessi l’avevano scavata e che sotterrandosi il capo sotto la<br />
terra erano morti soffocati. Attirò gli sguardi di tutti un Numida tratto<br />
ancor vivo con il naso e le orecchie lacerate, di sotto ad un Romano<br />
morto, che non avendo più nelle mani la forza di afferrare un’arma, dall’ira<br />
passato alla rabbia era spirato dilaniando coi denti il nemico”.<br />
Storie di ordinario collaborazionismo<br />
Non c’è dubbio che un esercito estraneo che per quindici anni si muove<br />
avanti e indietro per l’Italia meridionale va a creare dei problemi difficilmente<br />
immaginabili. Forse l’esempio che ci è più familiare sono le<br />
FARC in Colombia o, nel mito, il Vietcong. Razzie di beni alimentari,<br />
prima di tutto; pressioni sul territorio per ottenere appoggio, informazioni,<br />
supporto logistico di ogni natura, e anche risorse umane quando<br />
necessario. Ritorsioni selvagge ed esemplari. Le due distruzioni di<br />
Herdonia, gli inutili assedi contro Troia. E’ naturale che l’opinione pubblica<br />
si divida secondo linee di faglia che non sono semplicemente opinioni<br />
geopolitiche ma risentimenti personali, vendette da compiere,<br />
interessi da difendere, limiti invalicabili della ‘capacità contributiva’<br />
del territorio nei confronti della guerriglia.<br />
Anche a prescindere dalla ‘Dama di Salapia’ e dall’inverno del 214,<br />
Annibale ebbe a che fare con le inquietudini della città daunia che gli<br />
era favorevole. Ma naturalmente vi era una corrente filoromana.<br />
Bisogna dire che Annibale ha in genere gestito con oculatezza queste<br />
sensibilità a lui avverse, consapevole del fatto che i Romani erano per<br />
i Salapini tanto estranei quanto i Cartaginesi. E forse altrettanto temuti.<br />
Questo contesto va tenuto presente per leggere una storia di collaborazionismo<br />
che deve essere stata clamorosa, se ne parla non solo Tito<br />
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