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mò re! Ottone arrivò più tardi… troppo tardi! Poi a Worms, dove hanno<br />

appena finito di abbellire la loro fantastica cattedrale. E a Francoforte<br />

– anche allora era dicembre – fui eletto ‘Re dei Romani’ nel Römer,<br />

come in antico. Ottone non cedeva le insegne imperiali, erano in mano<br />

sua. Non lo amavano gli Elettori perché era avido e gretto e contendeva<br />

loro i privilegi e i territori. Io invece lasciai nelle loro mani anche il<br />

demanio imperiale: che m’importava dei feudatari, la mia vita era altrove.<br />

Mi bastava che eleggessero mio figlio Enrico Re dei Romani al<br />

posto mio. Così l’Impero sarebbe stato di nuovo dal Mare del Nord al<br />

Mediterraneo, fino alla Terrasanta.<br />

Ci volle la domenica di Bouvines per strappare a Ottone almeno le<br />

aquile imperiali dorate. Era il luglio 1214. Ero io con Filippo Augusto<br />

di Francia contro Ottone con Ferrante di Fiandra. Chi ci aveva portati<br />

a darci battaglia in quel posto delle Fiandre? Papa Innocenzo, naturalmente.<br />

Io e Filippo Augusto, con la sua orifiamma al vento e lo stendardo<br />

con l’aquila imperiale, avemmo vittoria. Ottone fu deposto dal<br />

papa. Onestamente non è che io abbia fatto molto, in quella giornata.<br />

però credo che sarà riconosciuta come una data importante, nel futuro.<br />

E’ da allora che in Germania mi chiamano l’imperatore dei preti. Rex<br />

presbyterorum, un insulto che Ottone ha lasciato dietro di sé, da perdente.<br />

Così come ha tenuto in ostaggio le insegne imperiali sper, kriuz<br />

und krone – la lancia, la croce, la corona – fin dopo la morte.<br />

E poi, sempre con Berardo Castacca, ad Aquisgrana, sulla tomba di<br />

Carlo Magno: finalmente l’incoronazione. Chissà se Berardo ha mai<br />

saputo di me e di Manna, la sua bella nipote? Mi ricordo bene la cappella<br />

imperiale, altissima, circolare, piena di reliquiari d’oro e di smalti<br />

mosani e limosini. I battenti di bronzo a forma di leone.<br />

Quell’immenso lampadario che scendeva dalla cupola e raffigurava le<br />

mura di Gerusalemme celeste. Grande quanto il perimetro della chiesa.<br />

Lo guardavo fisso mentre giuravo di spendere la mia vita per riconquistare<br />

la Gerusalemme terrena, il Sepolcro. E sognavo davvero le porte<br />

immortali e la moschea ottagonale costruita da Omar, il secondo dei<br />

Califfi ben guidati. Un ottagono perfetto. Nel punto in cui Abramo<br />

stava sacrificando Isacco. Sulla roccia da cui il Profeta spiccò il volo<br />

sul buraq. Un ottagono!<br />

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