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che Sanniti e Romani combattevano in quei decenni. Il controllo della<br />
produzione e del commercio dei cereali era detenuto da poche famiglie<br />
che governarono la città almeno fino alla fine del III secolo.<br />
Dunque, i prìncipi di Arpi erano dotati di ricchezze enormi. Non solo è<br />
l’archeologia a provarlo, ma ne parlano autori antichi, anzi, proprio per<br />
Arpi, trasmettono il nome di uno di loro, forse il più ricco e potente,<br />
Dasius Altinius. Dopo la disfatta dei Romani a Canne nel 216 a.C. ,<br />
Dasius fece la scelta di passare, e con lui la città di Arpi, dalla parte dei<br />
Cartaginesi. Ma, quando la guerra volse a favore di Roma, Dasius, prigioniero<br />
a Calvi ma ancora in possesso di ricchezze e schiavi, tentò di<br />
tornare nuovamente dalla parte romana. Non è nota la sua sorte, ma<br />
sappiamo che la famiglia, rimasta ad Arpi dopo la sua fuga, fu sterminata<br />
su ordine di Annibale prima della riconquista della città da parte<br />
romana.<br />
E’ questo il livello sociale e di ricchezza al quale dobbiamo riferire l’ipogeo<br />
della Medusa e i pochi materiali sopravvissuti al saccheggio dei<br />
tombaroli ne danno un’idea sufficiente: bicchieri, coperchi, spilloni,<br />
specchi in argento, vasellame in marmo greco, un bracciale in oro, una<br />
tazza ed uno splendido anello in vetro, forse provenienti da Alessandria<br />
d’Egitto.<br />
Non a caso il periodo durante il quale l’ipogeo fu costruito è l’ellenismo,<br />
che alla celebrazione della morte assegnava uno dei momenti più<br />
importanti della vita con una grande visibilità sociale. In una società<br />
poco aperta alla grecità come quella della Daunia antica venne edificato<br />
un monumento che sigillava un rapporto stretto fra le aristocrazie<br />
locali e la Grecia del tempo.<br />
Certamente, il rapporto fu fatto di migrazioni di maestranze e di circolazione<br />
di modelli, di trasmissioni di abilità e sapienze tecniche. Ma<br />
ricordiamo che, intorno al 333 a.C., le fonti narrano il passaggio nei territori<br />
della Daunia di Alessandro il Molosso, re d’Epiro, e pochi decenni<br />
dopo quello di un altro condottiero epirota, Pirro, che presso Ascoli<br />
Satriano si scontrò con i romani e con un contingente arpano composto<br />
da 4000 fanti e 400 cavalieri che depredò l’accampamento epirota.<br />
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