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sava a noi che sette secoli dopo ci incantiamo di questa bellezza. Forse,<br />

come poi Giovanni Sebastiano, tutti pensavano al Fine: soli Deo gloria.<br />

Tra Greco e Latino<br />

Ma qual’è l’evidenza che sorprende i visitatori da fuori? La testimonianza<br />

di uno stato culturale in cui la visualità – e quindi la visione del<br />

mondo – greco-bizantina e quella romana sono tranquillamente compatibili<br />

e coesistenti. Eppure c’era stato lo Scisma: anzi, lo Scisma era<br />

passato proprio di qui. La Chiesa una sancta era un ricordo, dal 1054,<br />

e ancora peggio dopo il saccheggio crociato del 1204. Ma qui, in questa<br />

terrazza sul mare, i monaci di obbedienza tremitese si fanno proteggere<br />

da Santi vescovi greci e latini, insieme, vestiti con il pallio<br />

tondo o triangolare, benedicenti sia alla greca che alla latina. Vale la<br />

pena ricordare che un atteggiamento del genere è stato recuperato nella<br />

Chiesa cattolica non prima di quarant’anni fa; nelle comunità ortodosse<br />

ancora non se ne parla, e a tutt’oggi nessuno potrebbe farsi comunicare<br />

da un prete appartenente all’altra confessione.<br />

Entrando, le immagini che colpiscono sono naturalmente i catini absidali,<br />

anche perché ti inquadrano subito e stabiliscono il tono del rapporto.<br />

Quello centrale è grande e raffigura il Cristo giovane<br />

dell’Apocalisse. La sua veste campeggia: una tunica rossa e un manto<br />

del colore che noi chiamiamo verde, genericamente, ma si trova tra il<br />

blu e il verde, come spesso in Oriente. Insoma è una classica ‘Deesis’<br />

dipinta nel Trecento che avvolge il credente all’interno della scena.<br />

Personaggi familiari come la Madonna che vistosamente porge le<br />

mammelle (oggi non la farebbero passare) e San Giovanni Battista,<br />

angeli, e comunque la colonna sonora: sette trombe che nella grotta di<br />

Patmo sente rimbombare il visionario Giovanni, ’o theòlogos come lo<br />

chiamano i venditori di Apocalissi tradotte in Greco moderno da<br />

Odisseo Elitis, con un filo di retorica, e da Giorgio Seferis, più asciutto<br />

e poco più lungo dell’originale. Non credono che tu cerchi di capire<br />

Seferis con l’ausilio del testo del Theòlogos: casomai, dicono, il contrario.<br />

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