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nostro frontone con la Medusa, si conservava la traccia dell’imposta.<br />

Fu grande il cantiere organizzato per la sua costruzione: la pietra, forse<br />

già lavorata, fu estratta dalle cave di Santa Lucia e trasportata ad Arpi<br />

risalendo il corso del Candelaro; si reimpiegarono i blocchi di una<br />

grande tomba a camera, da noi chiamata ‘il Ganimede’, già crollata in<br />

antico; le tante vaschette all’interno della tomba testimoniavano la<br />

grande attività per realizzare gli intonaci e i dipinti della tomba.<br />

Un corridoio lungo 9,30 metri conduceva all’ipogeo; in antico era percorribile<br />

solo durante i giorni dei funerali dopo i quali veniva buttata la<br />

terra a sigillare l’accesso della grande tomba. Solo in quella occasione,<br />

dunque, era visibile a pieno il suo grandioso prospetto con quattro<br />

colonne ciascuna sormontata da un capitello figurato con teste di divinità,<br />

il frontone con la Medusa e sul suo vertice l’acroterio a palmetta.<br />

La porta in pietra di chiusura della tomba faceva da quinta scenografica,<br />

arricchendo con le sue cromie le vivaci tonalità del complesso.<br />

Infatti, il corridoio d’accesso, la fronte e il vestibolo erano accuratamente<br />

dipinti con una sinfonia di colori rosso, azzurro e nero stagliati<br />

sul bianco della pietra.<br />

Il vestibolo, stretto spazio rettangolare compreso fra il colonnato e l’ingresso<br />

alla tomba, racchiudeva una sorta di pinacoteca. Un fregio complesso<br />

doveva svolgersi sull’architrave, ma purtroppo anche questi<br />

blocchi erano stati asportati da clandestini e solo alcuni, sulle pareti<br />

laterali, conservavano resti delle raffigurazioni, con un Hermes accompagnatore<br />

delle anime ed un grande Cerbero di colore nero. Su un lato,<br />

quello sinistro, su un fondo rosso della parete era dipinto un quadretto<br />

(pinax) con un personaggio togato seguito da un cavallo condotto a un<br />

palafreniere con un grande scudo tondo: in alto un’iscrizione a caratteri<br />

greci, forse la firma del pittore, Artos.<br />

Se, dunque, l’esterno della tomba era stato concepito per essere visto al<br />

momento della cerimonia funebre, e, pertanto, arricchito anche di soggetti<br />

dipinti evocanti l’aldilà come il mostruoso Cerbero, quello interno<br />

era uno spazio decisamente privato, tanto da essere costruito riproducendo<br />

la stanza da banchetto delle case aristocratiche. Tre le stanze,<br />

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