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è manifesto, e i Salapini sanno bene che Annibale ha delle buone ragioni<br />
per volersi vendicare di loro. Il messaggero – che era un disertore<br />
romano – viene rispedito ’mbressa ’mbressa con ogni assicurazione, e<br />
così senza testimoni i Salapini possono organizzare la contromossa.<br />
Scavano delle buche, dispongono i cittadini sulle mura e in luoghi<br />
opportuni della città formando corpi di guardia; provvedono per quella<br />
notte a un sistema di avvistamento di emergenza e concentrano il nerbo<br />
delle loro forze intorno alla porta dalla quale il nemico sarebbe probabilmente<br />
venuto.<br />
Annibale infatti prima dell’alba si avvicina alla città. La sua avanguardia<br />
è formata da disertori romani con armature romane. Costoro arrivano<br />
alla porta e, parlando ad alta voce in latino, richiamano l’attenzione<br />
delle guardie e ordinano di aprire la porta perché il console<br />
Marcello sta arrivando. Le sentinelle, come se fossero destate alle loro<br />
grida, cominciano a darsi da fare, a correre confusamente, cercano di<br />
aprire la porta. Questa era chiusa e con la saracinesca calata; allora i cittadini<br />
di Salapia la sollevano fino ad altezza d’uomo, non oltre. Si era<br />
aperto uno spazio appena sufficiente al passaggio quando i disertori si<br />
precipitano sgomitando attraverso la porta. Ne lasciano entrare circa<br />
seicento, poi rilasciano la fune che tiene sù la saracinesca e questa cade<br />
con un gran fracasso. Degli abitanti di Salapia alcuni assalgono i disertori<br />
che con nonchalance, come tra amici che arrivano da una marcia,<br />
portavano le armi sospese sulle spalle; altri, dalla torre di quella porta<br />
e da quelle mura, con sassi, pali e giavellotti respingono il nemico. E’<br />
fatta. Annibale, vittima della sua stessa frode, si allontana e si avvia in<br />
direzione di Locri per liberarla dall’assedio”. Ma Polibio aggiunge un<br />
particolare: “quelli che furono catturati, i Salapini li impalarono, aneskolòpisan,<br />
davanti alle mura”.<br />
Annibale il Foggiano<br />
Questo è Annibale, e non facciamo nessuna fatica ad iscriverlo tra i<br />
Grandi delle Terre Foggiane. E’ un immigrato, residente un po’ saltuario<br />
per una decina d’anni, tra il 217 e il 207 a.C., i migliori e i più continui<br />
della sua vita<br />
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