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Scarica gli atti - Gruppo del Colore

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Indipendentemente dal materiale di rivestimento utilizzato, una volta stabilito il<br />

riferimento di colore, diventa necessario concordare tra produttore e cliente una<br />

tolleranza di accettabilità.<br />

Quale ovvia conseguenza diventa essenziale essere in grado di quantificare con<br />

precisione le differenze di colore.<br />

A tal proposito, esistono numerosi strumenti e riferimenti normativi che possono<br />

adattarsi ad ogni esigenza per quanto riguarda i colori tinta unita e, recentemente,<br />

anche i colori metallizzati.<br />

Come in molti altri ambiti legati all’aspetto esteriore, anche il settore <strong>del</strong> mobile ha<br />

da tempo recepito la misurazione <strong>del</strong> colore <strong>del</strong>le tinte unite tramite l’utilizzo di<br />

spettrofotometri e la quantificazione <strong>del</strong>le relative differenze secondo i diffusi<br />

standard CIEL*a*b*.<br />

Tuttavia, una parte notevole <strong>del</strong>le superfici per mobile è rappresentata da tinte<br />

imitazione legno, specialmente nella versione sintetica.<br />

Si tratta normalmente di film stampati con tecnologia rotocalco su base carta o<br />

termoplastico.<br />

In questi casi non esistono metodologie, standard o strumenti riconosciuti<br />

finalizzati alla caratterizzazione <strong>del</strong>l’aspetto <strong>del</strong>l’immagine nel suo insieme; la<br />

complessità di una superficie decorativa rende arduo ogni tipo di approccio alla<br />

misura: le venature <strong>del</strong> legno (naturale come sintetico) presentano diverse<br />

gradazioni di colore, sfumature e contrasti che non possono essere quantificate in<br />

modo soddisfacente con alcun tipo di spettrofotometro.<br />

Per contro, lasciare il giudizio circa l’accoppiabilità di pannelli o forniture diverse<br />

alla valutazione soggettiva è inaccettabile, sia dal punto di vista di chi produce sia<br />

<strong>del</strong> mercato al quale il manufatto è destinato.<br />

Una risposta a questo empasse può essere data dalla tecnologia <strong>del</strong>la<br />

“Spettrometria di Immagine”.<br />

2. Scopo <strong>del</strong> lavoro<br />

Il problema pratico da risolvere non era tanto la qualificazione assoluta <strong>del</strong> colore<br />

quanto la definizione oggettiva e ripetibile <strong>del</strong>la “sensazione di accoppiabilità”.<br />

Leggére differenze di colore nei decorativi sono facilmente individuabili da occhi<br />

allenati. E’ invece più difficile stabilire con certezza la direzione di queste<br />

differenze: il colore è più rosso o piuttosto meno giallo? Più scuro o meno<br />

brillante?<br />

Ancora più difficile stabilire una so<strong>gli</strong>a di accettabilità, ovvero il limite oggettivo<br />

oltre al quale l’accoppiabilità dei due componenti risulta compromessa.<br />

I primi tentativi di misurazione di colore di superfici decorative utilizzando la<br />

tecnologia <strong>del</strong>la “Spettrometria di Immagine” sono stati f<strong>atti</strong> nel 1999 grazie alla<br />

collaborazione tra un’azienda operante nel settore <strong>del</strong> mobile, la 3B S.p.A. di<br />

Salgareda (TV) ed un costruttore specializzato in laser e tecnologie ottiche, la DV<br />

S.r.l. di Padova.<br />

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