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La politica mediterranea dell'Italia: continuità e cambiamenti

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Il 25 aprile, la fine della seconda guerra mondiale, le sovranità vere e quelle presunte<br />

questo sta nell’ordine delle cose: perché, essendo<br />

narrazione costruita sugli autentici<br />

elementi dell’italica attitudine, risulta alla<br />

lettura puro acido gastrico. Perché di fatto<br />

riconosce il fascismo come autentica autobiografia<br />

della nazione, e dunque se dovesse<br />

riconoscere che, in una qualsiasi forma,<br />

minoritaria o non minoritaria, il fascismo è<br />

stato abbattuto, dovrebbe riconoscere l’abbattimento<br />

della nazione. È un punto chiaro,<br />

questo: nel panorama culturale e politico<br />

del “Corriere” non c’è lo Stato, c’è la nazione.<br />

E la nazione è la parte puramente ideologica<br />

ormai travolta dalla fine della seconda<br />

guerra mondiale.<br />

Per fine della seconda guerra mondiale intendiamo,<br />

ovviamente, l’esaurirsi di quel<br />

lungo ciclo che ha retto il mondo dentro un<br />

mondo virtuale che si specchiava nella deformazione<br />

autistica: un simil-mondo bloccato<br />

in due blocchi; e intendiamo l’emergere,<br />

se solo esistesse in Europa uno straccio<br />

di classe <strong>politica</strong>, delle condizioni per cui,<br />

caduto il “nemico” che reggeva utilmente il<br />

bordone, in qualsiasi situazione economica<br />

o geo<strong>politica</strong>, ci si potrebbe divertire a prendere<br />

a schiaffi, ogni qualvolta lo si desidera,<br />

la grande e unica iperpotenza mondiale 2 .<br />

È qui, tra simbolismo rigettato, o quanto-<br />

meno mai adeguatamente innalzato a emblema<br />

de “la Repubblica”, e fine del ciclo della<br />

seconda guerra mondiale, chiuso in potenza<br />

e chissà quando effettivamente chiuso nella<br />

realtà, che l’intellighenzia del “Corriere”<br />

incontra la sua confusione e si perde. L’idea<br />

che una rifondazione nazionale fosse possibile<br />

al di fuori di ciò che le date simbolo raccontano<br />

- e attenzione: al di là del fatto che<br />

queste date simbolo corrispondano veramente<br />

a ciò che dicono di sé -, è un’idea che<br />

poteva essere agitata - virtualmente, solo<br />

virtualmente - finché il ciclo della seconda<br />

guerra mondiale era pienamente attivo. All’interno<br />

del ciclo, questa idea, poteva ancora<br />

possedere un valore simbolico - anche se,<br />

a mio avviso, senza alcuna possibilità di riuscita.<br />

Tuttavia, in una società <strong>politica</strong> come<br />

quella italiana, dove molti degli elementi costitutivi,<br />

a partire dal primo elemento: la fondazione<br />

della nazione, sono elementi “dati<br />

per veri” ma nient’affatto veri, partecipava<br />

senz’altro, quest’idea, del gioco fondante<br />

la <strong>politica</strong>.<br />

Mi sovviene, del tutto casualmente, mentre<br />

sto per chiudere queste note, lo stesso<br />

Galli della Loggia con l’editoriale (di nuovo)<br />

di domenica 3 giugno; nel “Corriere”,<br />

naturalmente.<br />

2 Già sento le richieste di spiegazione: - E per fare che? A che pro? - Ah, a che pro... per<br />

ricordare che l’Unione europea, sotto le spoglie dell’essere acefalo e invertebrato qual è,<br />

e partecipato com’è di teste di legno e cavalli di Troia, di parassiti e di provocatori al servizio<br />

della grande e unica iperpotenza mondiale, è, piaccia o meno allo stuolo di ciarlatani che<br />

quotidianamente affolla le pagine dei giornali e degli schermi televisivi, la prima potenza<br />

economica al mondo. E non sembra alle viste il cedimento a favore della tanto decantata<br />

potenza orientale, come amano affermare con tono sapienziale liberisti ed ex soviettisti<br />

riconvertiti all’“americanismo”. Per intanto, l’ultimo baluardo di quello che doveva essere<br />

un mondo pacificato e senza classi, si adatta a prestare i dollari che gli derivano dal surplus<br />

commerciale all’ex nemico capitalista americano affinché possa comprare le merci che non<br />

potrebbe comprare perché non ha soldi; e dunque partecipa attivamente, in qualità di venditorecreditore,<br />

all’affondamento del proprio debitore e maggiore compratore. Nel frattempo, le<br />

masse sterminate che popolano le campagne del comunistico Impero celeste muoiono di<br />

fame, e qualche neocapitalista della costa sta vivendo la sua improvvisa ricchezza tra le<br />

rovine di un’ultima e inconcepibile “rivoluzione industriale”.<br />

a. XXVII, n. s., n. 1, giugno 2007 103

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