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La politica mediterranea dell'Italia: continuità e cambiamenti

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di consumo vistoso è senz’altro il perno sul<br />

quale ruota la teoria. In sostanza il consumo<br />

o lo spreco vistoso sono i segni con i quali<br />

l’uomo comunica la sua agiatezza. Veblen<br />

porta esempi gustosi, nel campo dell’abbigliamento,<br />

come nel desiderio di oggetti per<br />

il loro valore monetario e non per la possibile<br />

utilità, fino al ruolo prettamente consumista<br />

svolto dalla figura della moglie all’interno<br />

della famiglia borghese. Il consumo<br />

come mezzo per mostrare la rispettabilità e<br />

come mezzo di promozione sociale è oggi più<br />

di ieri un cardine della società. Veblen era<br />

uno studioso dall’occhio moralista, ma capace<br />

di intuizioni premonitorie: le classi<br />

sociali inferiori pensano di elevarsi emulando<br />

le superiori. E cosa distingue le classi<br />

alte? <strong>La</strong> loro superiore propensione al consumo.<br />

Quindi il consumo è sempre maggiore<br />

di quanto un individuo potrebbe permettersi<br />

perché sempre più alte sono le sue<br />

ambizioni di scalata della società 21 . Anche<br />

il povero tenta di salire a suo modo i gradini<br />

della piramide sociale. Ogni individuo introietta<br />

in sé questa esigenza, dalla reificazione<br />

dell’oggetto a quella dell’acquisto. Il capitalismo<br />

si fonda proprio sul cardine del<br />

consumo come esigenza sociale: consumo<br />

necessario 22 . L’essere umano è saturato da<br />

una abnorme propensione al consumo e il<br />

mercato è monopolista dei consumi.<br />

Dal produttivismo siamo passati alla merce<br />

come valore assoluto. Per sciogliere il linguaggio<br />

eccessivamente contorto, questo<br />

ragionamento intende il valore del bene come<br />

intrinseco, un “demone”, sia nel senso<br />

odierno del termine che in quello greco di<br />

genio, divinità. Il bene è un qualcosa di divino,<br />

ed il consumo il suo rito, pur non pos-<br />

Franco Bergoglio<br />

sedendo quelle capacità di regolazione dei<br />

conflitti, di scelta democratica, di maggior<br />

vantaggio per tutti, che dovrebbero essere<br />

alla base della democrazia. Allarmato dal<br />

comportamento ultra individualistico indotto<br />

dalla società dei consumi, il sociologo<br />

polacco Zygmunt Bauman recentemente ha<br />

coniato anche un termine, homo consumens,<br />

per definire lo sciame che tende a<br />

sostituire il gruppo nella vita organizzata ed<br />

ignora quella parte di uomini che consumare<br />

non possono: gli esclusi 23 .<br />

Il Novecento non ha voluto o saputo affrontare<br />

i nodi intricati dell’ismo dei consumi,<br />

come testimoniano i lavori di Veblen e<br />

Bauman che, a cento anni di distanza l’uno<br />

dall’altro, sembrano riproporre al mondo le<br />

medesime tematiche irrisolte.<br />

Ismo dell’economia<br />

L’economia è diventata il motore immobile,<br />

la cornice per ogni ragionamento speculativo<br />

sul mondo, il vero deus absconditus.<br />

Proprio come la mano invisibile che invia ai<br />

mortali la pioggia o il sole, assieme alle previsioni<br />

meteorologiche abbiamo quelle di<br />

borsa che regolano la vita quotidiana. Mica<br />

è un caso se si parla di bufera sui mercati, di<br />

temperatura degli indici, di gelate dell’economia.<br />

Peraltro non può essere un caso se<br />

per mano invisibile, da qualche secolo, non<br />

si intende parlare di destino o di intervento<br />

divino ma di sommo potere regolatore dell’economia.<br />

Quanti ismi ha contribuito a<br />

immettere in circolo l’economia? Molti e di<br />

crescente importanza. Elenchiamone alcuni,<br />

in ordine sparso. Con il crollo dei prezzi<br />

del 1873 finì l’epoca del liberoscambismo e<br />

21 THORSTEIN VEBLEN, <strong>La</strong> teoria della classe agiata, Torino, Einaudi, 1949, pp. 77-79.<br />

22 Idem, p. 71.<br />

23 ZYGMUNT BAUMAN, Homo consumens, Gardolo, Erickson, 2007.<br />

34 l’impegno

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