20.05.2013 Views

La politica mediterranea dell'Italia: continuità e cambiamenti

La politica mediterranea dell'Italia: continuità e cambiamenti

La politica mediterranea dell'Italia: continuità e cambiamenti

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

ne di Rima, in cui dominava l’arte del marmo<br />

finto, conosciuta ed apprezzata in tutto il<br />

mondo), si era dimostrata sostanzialmente<br />

impermeabile alla penetrazione del fascismo,<br />

che aveva avuto un’influenza superficiale<br />

sulle popolazioni del luogo, per la maggior<br />

parte prive di un’idea <strong>politica</strong> definita. Lo<br />

scoppio della guerra incise sulla vita della<br />

gente in particolare riversando sulle donne,<br />

data la partenza degli uomini per il fronte, la<br />

fatica del lavoro quotidiano, ma il maggiore<br />

coinvolgimento della popolazione locale si<br />

ebbe all’indomani dell’8 settembre ’43, quando<br />

molti militari allo sbando, cui si aggiunsero<br />

ex prigionieri alleati in fuga verso la<br />

Svizzera e giovani renitenti, si rifugiarono<br />

negli alpeggi e riuscirono, grazie alla solidarietà<br />

dei residenti, a ottenere rifornimento di<br />

viveri e vestiario.<br />

Dal racconto di alcuni drammatici episodi<br />

degli anni della Resistenza è emerso il ruolo<br />

fondamentale svolto da coloro che contribuirono<br />

a sostenere il movimento partigiano<br />

e a difendere le comunità locali, quali<br />

don Daniele Bianchi, parroco di Carcoforo<br />

che nascose e curò Eraldo Gastone “Ciro”,<br />

ferito nei pressi di Ferrate durante la ritirata<br />

dalla valle di Roj attraverso il passo del Cardone,<br />

il podestà di Boccioleto Alessandro<br />

Preti, che collaborò con i partigiani fornendo<br />

loro le divise, Albert Axerio, il cui intervento<br />

di mediazione salvò Rima dalla furia<br />

dei georgiani (arruolati dai tedeschi tra le<br />

loro fila), che intendevano saccheggiare e<br />

bruciare il paese, e la staffetta Daniela Dell’Occhio,<br />

che da Balmelle, frazione di Rimasco,<br />

manteneva i collegamenti con i partigiani<br />

rifugiati nella base logistica di Piè di<br />

Morello e all’alpe Sellaccio.<br />

I relatori sono riusciti nell’intento di restituire<br />

il clima di quel periodo e il forte impatto<br />

che eventi tragici, quali la fucilazione<br />

al cimitero di Rimasco di due partigiani catturati<br />

dai fascisti all’alpe Mazzuccone, eb-<br />

attività dell’Istituto<br />

bero sulla coscienza collettiva, filtrandoli attraverso<br />

i ricordi e i racconti dei testimoni.<br />

Giovedì 22 marzo il corso si è concluso<br />

con la lezione di Alberto Lovatto, consigliere<br />

scientifico dell’Istituto e di Mauro Bettini<br />

e Tito Princisvalle, guardiaparco del Parco<br />

naturale del monte Fenera.<br />

Lovatto, dopo aver evidenziato la molteplicità<br />

di aspetti paesaggistici dell’area del<br />

Fenera, costituita da un sistema di colline<br />

che gradualmente si innalzano fino a culminare<br />

nella montagna vera e propria, si è soffermato<br />

sullo stretto legame col territorio<br />

delle formazioni partigiane dislocate nella<br />

zona, in particolare l’82 a brigata “Osella”, e<br />

sulla figura carismatica del suo comandante<br />

Mario Vinzio “Pesgu”. Il monte Fenera,<br />

negli anni della Resistenza, fu un’area particolarmente<br />

densa di eventi (l’episodio di<br />

Cavagliasche del marzo ’44, in cui morirono<br />

quattro partigiani e altri tre furono catturati<br />

e fucilati a Novara; la presenza del Comando<br />

zona Valsesia di Moscatelli a Valduggia<br />

dall’aprile ’44; la battaglia dei primi di luglio<br />

’44, che concluse l’esperienza della zona libera<br />

valsesiana e culminò con la strenua<br />

resistenza dei partigiani nella frazione Bertagnina),<br />

che si sono impressi nella memoria<br />

collettiva, suscitando nel tempo una spontanea<br />

domanda di conoscenza da parte della<br />

popolazione locale.<br />

I due guardiaparco del Parco naturale del<br />

monte Fenera (che copre il territorio di Borgosesia,<br />

Valduggia, Grignasco, Cavallirio,<br />

Prato Sesia, Boca e Maggiora) si sono soffermati<br />

sugli aspetti naturalistici dell’area e<br />

hanno illustrato, oltre alle mansioni di conservazione<br />

del territorio di loro competenza<br />

(azioni di controllo sul taglio degli alberi, abbattimento<br />

dei cinghiali, pulizia dei terreni,<br />

attività antincendio, contrasto agli abusi edilizi<br />

e agli scavi illegali alle grotte del Fenera,<br />

ripristino di strade e sentieri, cura della fauna<br />

e della flora e organizzazione di attività<br />

120 l’impegno

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!