20.05.2013 Views

La politica mediterranea dell'Italia: continuità e cambiamenti

La politica mediterranea dell'Italia: continuità e cambiamenti

La politica mediterranea dell'Italia: continuità e cambiamenti

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

vide et impera degli uomini di Bush” 29 - basti<br />

pensare alla firma apposta in calce alla<br />

famosa “Lettera degli Otto” 30 -, non ci si<br />

può esimere dal rilevare, insieme con Osvaldo<br />

Croci, che “il fatto che il governo non<br />

sia riuscito a ricostituire l’unità tra Europa<br />

e America non significa, comunque, che gli<br />

interessi italiani sarebbero stati tutelati meglio,<br />

se Berlusconi si fosse allineato con<br />

Chirac e Schroeder” 31 , sottomettendosi de<br />

facto a un direttorio incardinato sull’asse Parigi-Berlino<br />

che “ha poco a che fare con la<br />

vera integrazione europea e molto invece<br />

con le tradizionali politiche di potenza” 32 ;<br />

tanto più che la posizione dei governi francese<br />

e tedesco, ispirata (sia pure per motivi<br />

diversi) al rifiuto pregiudiziale della guerra,<br />

paradossalmente ha compromesso ogni residua<br />

(seppur remota) possibilità di composizione<br />

pacifica della crisi, poiché non v’è<br />

compellence, cioè tentativo di convincere<br />

un avversario a fare qualcosa (nella fattispecie,<br />

ottemperare alle richieste della comunità<br />

internazionale in materia di ispezioni<br />

Onu e di disarmo), che possa aver successo<br />

se non si contrappone a quell’avversario<br />

Valter Coralluzzo<br />

un fronte unito e compatto e non si rende<br />

granitica la sua convinzione di non poter<br />

sfuggire alla ritorsione se respingerà le richieste,<br />

ciò che certo non si può ottenere<br />

escludendo a priori ogni forma di intervento<br />

militare 33 .<br />

Non si può, tuttavia, non convenire con<br />

quanti, nel denunciare i limiti strutturali di<br />

una <strong>politica</strong> estera tesa a privilegiare la ricerca<br />

di una stretta cooperazione con gli Stati<br />

Uniti a scapito delle relazioni con i principali<br />

partner europei, hanno fatto notare che<br />

“gran parte dell’interesse americano per<br />

l’Italia è direttamente proporzionale alla capacità<br />

di Roma di influenzare i meccanismi<br />

comunitari” e che “abbandonare la priorità<br />

europea ha quindi conseguenze negative di<br />

lungo periodo anche nelle relazioni con Washington,<br />

poiché riduce il valore strategico<br />

del nostro paese agli occhi degli Stati Uniti”<br />

34 . Detto altrimenti: a costituire un problema,<br />

sotto il governo Berlusconi, non è<br />

stato tanto il rafforzamento del primo dei due<br />

storici pilastri della <strong>politica</strong> estera italiana,<br />

la fedeltà agli Stati Uniti - ché, anzi, a parere<br />

di chi scrive, gli inquietanti scenari aperti<br />

29 RITA DI LEO, Il grande freddo tra America e Europa, in “Democrazia e diritto”, a. XLI,<br />

n. 1, 2003, p. 70.<br />

30 Il riferimento è a un documento di sostegno della posizione americana sulla questione<br />

irachena firmato il 30 gennaio 2003 dall’Italia insieme ad altri sette paesi europei dell’Alleanza<br />

atlantica (Gran Bretagna, Spagna, Portogallo, Danimarca, Polonia, Repubblica Ceca e<br />

Ungheria).<br />

31 O. CROCI, op. cit., p. 136.<br />

32 L. NUTI, op. cit., p. 136.<br />

33 Per un’opinione contraria si veda, tra i tanti, Gerardo Mombelli, che scrive: “Dopo<br />

l’attacco alle Torri gemelle [...] gli europei, da soli o attraverso il fragile coordinamento<br />

comunitario, non hanno saputo fare di meglio che accodarsi alle priorità stabilite oltre Atlantico,<br />

con un tentativo troppo debole di far pesare i propri interessi e le proprie volontà. [...]<br />

Pur non essendo esenti da responsabilità ed errori, Francia e Germania si sono fatte carico<br />

di non chiudere la prospettiva di uno sviluppo europeo. Altri, al contrario, sembrano volere<br />

approfittare dell’occasione per ridimensionare una partita, quella della riforma europea,<br />

ingaggiata con qualche reticenza e molte riserve” (GERARDO MOMBELLI, Se l’Unione esce<br />

dalla sua storia, in “il Mulino”, a. LII, n. 406, 2003, p. 405).<br />

34 F. ANDREATTA - E. BRIGHI, op. cit., p. 274.<br />

14 l’impegno

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!