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La politica mediterranea dell'Italia: continuità e cambiamenti

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te in rapporto alle questioni che riguardavano<br />

i pilastri costituzionali della <strong>politica</strong><br />

estera del paese, atlantismo ed europeismo;<br />

non a caso, proprio sul terreno della <strong>politica</strong><br />

<strong>mediterranea</strong> - dov’era più facile che le<br />

tendenze ireniche, pacifiste e terzomondiste<br />

dei cattolici si incontrassero con il neutralismo,<br />

il filoarabismo e l’internazionalismo<br />

umanitario di matrice marxista - si sono registrate,<br />

in più occasioni, significative convergenze<br />

fra taluni settori della maggioranza<br />

(in primis, la sinistra democristiana) e l’opposizione<br />

comunista. Bisogna tuttavia guardarsi<br />

dal far leva su queste convergenze per<br />

enfatizzare la “mediterraneità” italiana quale<br />

dimensione privilegiata di un possibile<br />

esercizio di autonomia della nostra <strong>politica</strong><br />

estera, atto a correggere l’impressione di eccessiva<br />

subalternità agli alleati maggiori suscitata<br />

dalla “scelta di campo” atlantica ed<br />

europea. Non va dimenticato, infatti, che<br />

dalla nostra classe <strong>politica</strong> di governo la cosiddetta<br />

“vocazione” o “competenza” <strong>mediterranea</strong><br />

dell’Italia non è mai stata concepita<br />

in contrapposizione all’atlantismo e all’europeismo,<br />

bensì come una dote geo<strong>politica</strong><br />

della quale servirsi per migliorare la posizione<br />

del paese all’interno della comunità<br />

euroatlantica; si trattava, in sostanza, di mettere<br />

la nostra “mediterraneità” al servizio<br />

degli interessi degli Stati Uniti e dell’Occidente,<br />

oltre che nazionali - in conformità alla<br />

caratteristica propensione della diplomazia<br />

Valter Coralluzzo<br />

italiana per “la ricerca costante [...] di una<br />

partnership <strong>mediterranea</strong> con una talassocrazia<br />

esterna” 13 -, così da convincere il governo<br />

di Washington dell’utilità di stabilire<br />

un’intesa privilegiata, all’interno di quello<br />

che i romani chiamavano mare nostrum, con<br />

l’Italia, cui in tal modo si sarebbe assicurata<br />

la parificazione ai “grandi” d’Europa.<br />

È un punto, questo, su cui richiama assai<br />

bene l’attenzione Alessandro Brogi, il quale<br />

scrive: “<strong>La</strong> pendolarità della <strong>politica</strong> italiana<br />

tra ricerca di un’azione regionale autonoma<br />

e fedeltà atlantica (o europea) è stata<br />

fin troppo messa in risalto nella storiografia.<br />

È pur vero che questa ambiguità di fondo<br />

connotò la ‘vocazione <strong>mediterranea</strong>’ italiana<br />

fin dai suoi esordi. Ma la dicotomia non<br />

deve essere esagerata. In realtà [...] il riferimento<br />

al Mediterraneo come tradizionale<br />

e naturale sfera di interesse italiana non serviva<br />

principalmente a evidenziare la ‘mediterraneità’<br />

dell’Italia, ma la sua ‘atlanticità’.<br />

Era un modo cioè per avvalorare il ruolo italiano<br />

all’interno dell’Alleanza atlantica e per<br />

opporsi a gerarchizzazioni e direttori all’interno<br />

di essa. A dimostrarlo sta il fatto che<br />

Roma rifiutasse sempre l’ipotesi di intese e<br />

patti mediterranei separati [...]. Un ragionamento<br />

simile, anche se con maggiori ambivalenze,<br />

rendeva la vocazione <strong>mediterranea</strong><br />

non solo ‘atlanticista’ ma anche ‘europeista’...”<br />

14 .<br />

Concetti analoghi esprime anche Martin<br />

13 LUDOVICO INCISA DI CAMERANA, L’Italia come avamposto occidentale, in “Limes”, n. 2,<br />

1994, p. 185.<br />

14 ALESSANDO BROGI, L’Italia e l’egemonia americana nel Mediterraneo, Firenze, <strong>La</strong> Nuova<br />

Italia, 1996, pp. 62; 344-345. Non diversamente, Massimo De Leonardis osserva come la<br />

<strong>politica</strong> <strong>mediterranea</strong> perseguita dall’Italia nel secondo dopoguerra, lungi dal comportare<br />

un allentamento della fedeltà atlantica, o meglio della fedeltà a Washington, mirasse proprio<br />

“a fare dell’Italia l’alleato privilegiato degli Stati Uniti nel Mediterraneo” (MASSIMO DE LEO-<br />

NARDIS, L’Italia alleato privilegiato degli Stati Uniti nel Mediterraneo, in ID (a cura di),<br />

Il Mediterraneo nella <strong>politica</strong> estera italiana del secondo dopoguerra, Bologna, il Mulino,<br />

2003, p. 82).<br />

8 l’impegno

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