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La politica mediterranea dell'Italia: continuità e cambiamenti

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saggi<br />

PHILIP COOKE<br />

“Oggi in Italia”<br />

<strong>La</strong> voce della verità e della pace nell’Italia della guerra fredda *<br />

Nel dicembre del 1950 in Italia i radioascoltatori<br />

scoprirono l’esistenza di una nuova<br />

ed insolita trasmissione chiamata “Oggi in<br />

Italia”. Il programma, trasmesso di sera, iniziava<br />

alle 22.30 con l’incipit musicale de<br />

“L’Inno dei <strong>La</strong>voratori” di Turati, seguito<br />

dai versi d’apertura de “L’Inno di Garibaldi”.<br />

Proseguiva con quindici minuti di notiziario<br />

e informazioni culturali, a forte contenuto<br />

antigovernativo e pro Partito comunista.<br />

Nel 1950 i radioascoltatori erano già abituati<br />

ai programmi in lingua italiana trasmessi<br />

da Radio Mosca (iniziati nel 1936), ma<br />

“Oggi in Italia” rappresentava qualcosa di<br />

completamente diverso.<br />

Il programma sembrava provenire dall’interno<br />

dell’Italia, ed era interamente dedicato<br />

alla discussione di avvenimenti in o attorno<br />

all’Italia. Radio Mosca, d’altra parte,<br />

era un veicolo di propaganda per il Partito<br />

comunista sovietico, concepito soprattutto<br />

per informare gli ascoltatori sulla vita<br />

nell’Unione Sovietica e, in misura minore,<br />

nel mondo intero.<br />

Nel 1951 “Oggi in Italia” fu protratta a<br />

mezz’ora e trasmessa due volte (ma sempre<br />

di sera). Sabato, all’ora di pranzo, il programma<br />

comprendeva notizie sportive. Dato il<br />

tono fortemente polemico della trasmissione,<br />

non deve stupire che abbia presto attirato<br />

l’attenzione del governo democristiano<br />

in Italia, al quale la vittoria elettorale del<br />

1948 aveva dato un enorme potere, compreso<br />

il controllo dell’emittente pubblica Rai.<br />

Nacque subito il sospetto che “Oggi in Italia”<br />

non fosse, come sembrava, trasmessa<br />

dall’Italia, ma che provenisse piuttosto dalla<br />

comunista Cecoslovacchia. Il Partito comunista<br />

italiano (Pci) aveva buone relazioni<br />

con l’omologo ceco (Ksc) e, per di più, tutti<br />

sapevano che molti ex partigiani comunisti,<br />

accusati nel dopoguerra di aver ucciso dei<br />

fascisti, erano scappati in Cecoslovacchia<br />

per sfuggire al procedimento penale. Que-<br />

* Una versione inglese di questo articolo è già stata pubblicata nella rivista “Modern Italy”.<br />

Il saggio fa parte di una serie sulla storia dell’emigrazione <strong>politica</strong> in Cecoslovacchia.<br />

Per una ricostruzione della scuola di partito frequentata dagli ex partigiani si veda PHILIP<br />

COOKE, Da partigiano a quadro di partito: l’educazione degli emigrati politici italiani<br />

in Cecoslovacchia, in Ricerche storiche, a. XXXX, n. 101, aprile 2006, pp. 9-38. Ringrazio<br />

la British Academy e la University of Strathclyde per avere finanziato il progetto di ricerca.<br />

Vorrei anche esprimere la mia gratitudine ad Argante Bocchio e Aroldo Tolomelli per la loro<br />

disponibilità.<br />

a. XXVII, n. s., n. 1, giugno 2007 39

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