La politica mediterranea dell'Italia: continuità e cambiamenti
La politica mediterranea dell'Italia: continuità e cambiamenti
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porti con la Libia del colonnello Gheddafi,<br />
cui Berlusconi ha fatto visita ben quattro<br />
volte in due anni, senza peraltro ricavarne i<br />
frutti sperati, malgrado i profluvi di retorica<br />
intesi a celebrare la portata storica di certi<br />
accordi - come quello dell’ottobre 2004, relativo<br />
alla trasformazione del “giorno della<br />
vendetta” (il 7 ottobre 1970, quando fu decretata<br />
l’espulsione dei ventimila italiani nati<br />
e residenti in Libia) in “giorno dell’amicizia”,<br />
che valse al colonnello libico l’appellativo<br />
di “leader della libertà”, ma che rivelò assai<br />
presto la propria fragilità, tant’è che solo un<br />
anno dopo le celebrazioni dell’anniversario<br />
della cacciata degli ultimi colonialisti italiani<br />
furono ripristinate. Se, infatti, le relazioni<br />
tra i due paesi - che hanno attraversato una<br />
fase di crisi a causa dei disordini provocati,<br />
a Tripoli e Bengasi, dalla sciagurata esibizione<br />
televisiva dell’allora ministro Calderoli,<br />
che ha mostrato una maglietta con la riproduzione<br />
di vignette sacrileghe per l’Islam -<br />
ancora non sono approdate a una piena normalizzazione,<br />
che sarebbe quanto mai auspicabile<br />
ai fini di un più efficace contenimento<br />
dell’“emergenza clandestini” in quel di<br />
<strong>La</strong>mpedusa e in tutta la Sicilia, è soprattutto<br />
perché le trattative tra le parti si sono arenate<br />
sulla questione dell’entità del gesto di<br />
rappacificazione e di risarcimento per il passato<br />
coloniale dell’Italia reclamato da Gheddafi:<br />
per Tripoli, tale gesto dovrebbe consistere,<br />
in conformità a quanto promesso o almeno<br />
ventilato nel 2001 dal ministro degli<br />
Esteri Ruggiero, nell’impegno italiano a costruire<br />
un’autostrada litoranea di 2.000 chilometri<br />
dai confini con la Tunisia a quelli<br />
con l’Egitto; Roma, però, nega di aver fatto<br />
una simile promessa e sostiene che il proprio<br />
impegno (equivocato dalla controparte) era<br />
Valter Coralluzzo<br />
limitato a uno studio di fattibilità dell’opera,<br />
i cui costi, stimati attorno ai sei miliardi<br />
di euro, risulterebbero comunque proibitivi<br />
nelle attuali condizioni di bilancio delle finanze<br />
italiane. <strong>La</strong> verità storica sui termini<br />
della nostra “promessa” non è stata ancora<br />
accertata, ma è un fatto che i libici hanno<br />
vissuto come un affronto grave l’atteggiamento<br />
italiano.<br />
Ma non basta: sempre in tema di promesse<br />
(questa volta incontestate) non mantenute,<br />
che dire della preoccupante contrazione<br />
dei fondi destinati dall’Italia alla cooperazione<br />
allo sviluppo? Berlusconi si era solennemente<br />
impegnato, in più di un’occasione,<br />
ad accrescere tali fondi, fino a portarli<br />
allo 0,33 per cento del Pil entro il 2006, allo<br />
0,51 per cento entro il 2010 e allo 0,70 per<br />
cento entro il 2015; invece, a dispetto di<br />
qualche timido tentativo di correggere la<br />
tendenza, oggi figuriamo all’ultimo posto tra<br />
tutti i paesi donatori, con una cifra che si<br />
attesta sconsolatamente attorno allo 0,15<br />
per cento.<br />
Come si vede, ce n’è abbastanza per dimostrare<br />
quanto fragili siano state, sotto<br />
vari profili, le basi su cui ha poggiato la <strong>politica</strong><br />
di affermazione nazionale, e insieme<br />
aperturista nei confronti delle esigenze americane,<br />
perseguita, soprattutto in ambito mediterraneo,<br />
dal governo Berlusconi (v’è chi<br />
ha parlato, a questo riguardo, di un mix di<br />
“ambizione” e “leggerezza”) 57 .<br />
Purtroppo, se fino a un anno fa ci si poteva<br />
cullare nell’illusione che con il ritorno del<br />
centrosinistra al governo la <strong>politica</strong> estera<br />
(e quindi anche quella <strong>mediterranea</strong>) dell’Italia<br />
avrebbe potuto facilmente emendarsi<br />
dai limiti e dai vizi della gestione berlusconiana<br />
e incamminarsi lungo la via della ri-<br />
57 PETER WEBER, Ambizione e leggerezza. <strong>La</strong> <strong>politica</strong> estera di Berlusconi, in “Il Ponte”,<br />
a. LX, n. 4, 2004.<br />
22 l’impegno