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La politica mediterranea dell'Italia: continuità e cambiamenti

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ecensioni e segnalazioni<br />

L’altra anima del movimento, quella critica<br />

verso la <strong>politica</strong>, che si chiamò fuori ed oltre,<br />

produsse innovazione culturale, destrutturazione<br />

e sovversione del discorso dominante,<br />

soffermandosi sull’importanza della comunicazione<br />

attorno alle esperienze delle radio<br />

libere: Radio Alice, Città Futura, Popolare,<br />

Sherwood, Onda Rossa e tante altre. Bruciata<br />

però la fiammata di ritorno del convegno<br />

bolognese sulla repressione in Italia del<br />

settembre 1977, il movimento ormai declinava<br />

in un crescendo di violenze: Walter Rossi<br />

fu ucciso a Roma il 30 settembre da un gruppo<br />

di fascisti; nella manifestazione torinese<br />

di protesta, l’assalto al bar Angelo Azzurro<br />

il 1 ottobre provocò la morte del giovane Roberto<br />

Crescenzio. Il 1978 si aprì con l’agguato<br />

a Roma contro i fascisti a via Acca <strong>La</strong>renzia<br />

che provocò la morte di due giovani;<br />

poco dopo, il 16 marzo, le Brigate rosse a Roma<br />

rapivano Aldo Moro, presidente della Dc.<br />

Il movimento ormai non esisteva più, piegato<br />

dalla violenza, dalla repressione, dalle<br />

lotte interne, era scomparso, portando con<br />

sé tutte le sue ambiguità dovute, come dice<br />

Grispigni, al suo essere “punto di svolta: ultima<br />

disperata fiammata di rivolta. Disperata<br />

perché consapevole dell’inutilità dei vecchi<br />

strumenti per un processo reale di liberazione;<br />

disperata per la consapevolezza del fallimento<br />

storico dell’idea di rivoluzione comunista<br />

nel mondo; disperata per la consapevolezza<br />

della forza dei nemici dei processi di<br />

liberazione”.<br />

Diego Giachetti<br />

Italo Poma (a cura di)<br />

Impararono a osare<br />

Anello Poma, un internazionalista dalla<br />

Guerra di Spagna alla Resistenza nel Biellese<br />

Torino, Seb 27, 2006, € 15,00.<br />

È uscito da un piccolo editore un libro, a<br />

cura di Italo Poma, su una figura importante<br />

e, direi, emblematica, anche se locale, della<br />

storia di trenta anni del secolo scorso.<br />

Vi si raccolgono ricordi e riflessioni su<br />

Anello Poma, accompagnandoli con un dvd<br />

indicato come una sua “Autobiografia in video<br />

tra passione e militanza <strong>politica</strong>”.<br />

Prima di tutto vorrei dire che tra gli otto<br />

testimoni che parlano di lui potrei aggiungere,<br />

sia pure in un modo defilato, anche me<br />

stesso, perché Poma abitava negli anni trenta-quaranta<br />

nella casa della mia famiglia a<br />

Biella Piazzo. Noi borghesi, relativamente<br />

agiati, al primo piano e lui, proletario, al piano<br />

terreno, in un modestissimo alloggio, con<br />

il gabinetto nel cortile, privo di riscaldamento,<br />

insieme alla madre “la Pinota” e al fratello<br />

“Ermete” di professione corridore ciclista,<br />

gregario di qualche ciclista famoso.<br />

Quel cortile era, sul finire degli anni trenta,<br />

anche il regno dei giochi di noi bambini e<br />

nella mia memoria esso è legato al ricordo di<br />

un personaggio, “la Pinota”, che era di origine<br />

vercellese, e seduta su di una panca di<br />

granito era solita preparare le rane per il pranzo<br />

o la cena. Aveva un secchiello pieno d’acqua<br />

e di rane vive da una parte, una pentola<br />

in grembo, e un secchiello vuoto dall’altra;<br />

agguantava le rane, le uccideva, toglieva loro<br />

le interiora che buttava nel secchiello vuoto,<br />

mentre le rane pronte per la cottura finivano<br />

nella pentola. Io ero stranamente incantato<br />

dalla perfezione quasi rituale dei suoi<br />

gesti e dai suoi racconti, tra i quali quello di<br />

questo figlio assente sempre misteriosamente<br />

lontano. Credo anche di ricordare che, sapendo<br />

che la nostra famiglia era ebraica e<br />

antifascista, qualcosa di più mi abbia detto<br />

di quella latitanza.<br />

Certamente comunque vidi Nello (questo<br />

era il suo vero nome) Poma nell’estate ’43 e<br />

poi lo incontrai un giorno, in quello splendido<br />

autunno del 1943 nell’alta valle di Andorno,<br />

dove mi ero rifugiato con tutta la famiglia,<br />

mentre lui stava formando al Bocchetto<br />

Sessera le prime bande partigiane.<br />

Più di una volta poi, nell’Italia liberata, ebbi<br />

a dirgli: “Perché non mi hai preso con te quel<br />

giorno a fare il partigiano?” - “Perché portavi<br />

ancora i calzoni corti” - mi rispondeva ridendo.<br />

Poi ci frequentammo con molte intermittenze<br />

per quarant’anni, con grandi discus-<br />

a. XXVII, n. s., n. 1, giugno 2007 133

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