La politica mediterranea dell'Italia: continuità e cambiamenti
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Il secondo incontro del corso si è svolto<br />
venerdì 23 marzo. Arnaldo Colombo, ex docente,<br />
storico, affrontando l’argomento dei<br />
luoghi e percorsi della Resistenza nella baraggia<br />
vercellese, ha messo in evidenza lo<br />
stretto rapporto tra partigiani e territorio mostrando,<br />
anche grazie alla preziosa testimonianza<br />
delle immagini del partigiano e fotografo<br />
Luciano Giachetti “Lucien”, l’integrazione<br />
che in queste zone si venne a determinare<br />
tra resistenti e popolazione civile.<br />
Nella primavera del ’44, con la pianurizzazione<br />
delle formazioni partigiane, la baraggia<br />
divenne il fulcro di attività della 50 a brigata<br />
“Garibaldi”. Servendosi del legname<br />
recuperato dai capannoni Fiat abbandonati<br />
nella zona di Lenta e Roasio, adibiti alla produzione<br />
di veicoli militari prima e a semplici<br />
magazzini di deposito poi, i partigiani costruirono<br />
baracche in cui trovare rifugio e<br />
riparo. Inoltre, per procurarsi viveri in un’area<br />
ricca di riso, grano e altri cereali, istituirono<br />
il reparto intendenza, i cui agenti avevano<br />
il compito di contrattare con gli industriali<br />
risieri e i piccoli agricoltori della zona<br />
le quantità di alimenti di cui rifornire le formazioni.<br />
Pur non mancando episodi di prelievi<br />
forzosi di cibo, i partigiani cercarono<br />
sempre di mantenere con la popolazione<br />
delle cascine un rapporto fondato sulla correttezza,<br />
in modo da poter contare sulla loro<br />
fondamentale collaborazione.<br />
Colombo ha inoltre ricordato, oltre alle importanti<br />
figure dei religiosi padre Giuseppe<br />
Russo, intermediario tra partigiani e tedeschi<br />
per gli scambi di prigionieri, e don Mario<br />
Casalvolone “Macario”, aggregato alla 50 a<br />
brigata, le violente rappresaglie nazifasciste<br />
verificatesi nell’area della baraggia: a Mottalciata<br />
nella primavera del ’44, durante un<br />
attacco fascista a sorpresa, furono uccisi tre<br />
partigiani e altri diciassette furono fucilati<br />
al cimitero del paese; a Roasio nell’agosto<br />
’44, per vendicare l’uccisione di due solda-<br />
attività dell’Istituto<br />
ti tedeschi, le Ss fucilarono undici civili inermi,<br />
impiccarono ai balconi del paese cinque<br />
prigionieri provenienti da Biella e ne appesero<br />
altri sei ai pali della luce sulla strada che<br />
da Gattinara conduce a Biella; a Buronzo,<br />
nel marzo del ’45, dodici partigiani, per rappresaglia<br />
nei confronti di un’azione della<br />
50 a brigata che aveva portato alla morte di<br />
alcuni soldati tedeschi, furono prelevati dalle<br />
carceri di Torino e fucilati alla Garella.<br />
A conclusione della lezione, la proiezione<br />
delle fotografie di Luciano Giachetti “Lucien”,<br />
commentate dal relatore e da Teresio<br />
Pareglio, ex partigiano della 109 a brigata, ha<br />
mostrato la quotidianità delle formazioni<br />
dall’interno: dalla costruzione delle baracche,<br />
alla macellazione degli animali, dai rapporti<br />
amichevoli con la popolazione, all’attività<br />
ludica nel tempo libero, tutti momenti<br />
della vita partigiana significativi tanto quanto<br />
gli aspetti più strettamente militari.<br />
Venerdì 30 marzo si è tenuta la terza lezione,<br />
in cui Piero Ambrosio, concentrandosi<br />
su Vercelli in guerra, in particolare sui giorni<br />
dell’insurrezione e della liberazione della<br />
città, ha ricostruito la presenza sul territorio<br />
delle truppe fasciste e tedesche, soffermandosi<br />
in particolare sulle vicende del 63 o<br />
battaglione della Guardia nazionale repubblicana,<br />
divenuto poi legione “Tagliamento”,<br />
in seguito alla fusione con il battaglione<br />
“Camilluccia”. Il reparto, comandato dal<br />
seniore Merico Zuccari, giunse a Vercelli il<br />
19 dicembre del 1943 e vi rimase, stanziato<br />
nella Caserma Trombone, fino al 10 giugno<br />
del 1944, rendendosi responsabile di alcuni<br />
degli eccidi più efferati avvenuti in provincia<br />
(Borgosesia, Rassa, Curino, Mottalciata).<br />
I dati sulla presenza fascista e tedesca nell’allora<br />
provincia di Vercelli, intorno alla metà<br />
di aprile del 1945 (quattromilacinquecento<br />
uomini fortemente armati, a cui vanno aggiunti<br />
i circa mille dislocati in Valsesia) sono<br />
122 l’impegno