La politica mediterranea dell'Italia: continuità e cambiamenti
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Presenta, Galli della Loggia, una contrapposizione<br />
di questo tipo: “È da quando la<br />
Seconda Repubblica è nata che essa è in crisi,<br />
è dal ’94 che essa non funziona”; essa<br />
ha “un vizio d’origine: l’assenza di una ‘costituzione<br />
materiale’...”; sono le “costituzioni<br />
materiali”, dice Galli della Loggia, che<br />
consentono al sistema politico di funzionare;<br />
è questa la ragione per la quale “funzionò<br />
il sistema della Prima Repubblica, il quale<br />
era sì ‘bloccato’ [...], ma ciò nonostante<br />
riuscì a produrre partiti solidi, alleanze durature,<br />
leadership qualificate, soprattutto<br />
una decisione <strong>politica</strong> di quantità e qualità<br />
notevole”; mentre “il sistema della Seconda<br />
Repubblica è esattamente l’opposto”,<br />
poiché “non è bloccato [...], ma non funziona”.<br />
“<strong>La</strong> costituzione materiale della Prima<br />
Repubblica”, scrive Galli della Loggia, si<br />
fondava sul fatto che “la Democrazia cristiana<br />
non avrebbe messo il Partito comunista<br />
fuori legge; e dal suo canto il Pci rinunciava<br />
ad ogni proposito rivoluzionario e adottava<br />
una linea aperta ai ceti medi e ai cattolici”.<br />
Queste “regole erano nate dalla storia<br />
del Paese”, per “evitare una possibile, nuova,<br />
guerra civile”. “Il guaio della Seconda<br />
Repubblica è di essere nata, anziché dalla<br />
storia, dal caso”. Da qui il presentarsi “degli<br />
attori politici” con un che di “perennemente<br />
trasformistico e di ondivago ovvero<br />
fissati in tratti parossistico-temperamentali,<br />
quasi da personaggi della Commedia dell’Arte<br />
(il Cavaliere, il Professore)”, mentre<br />
la guerra civile diviene un’“allusione fasulla”.<br />
“<strong>La</strong> Seconda Repubblica ha dunque<br />
bisogno di una costituzione materiale, questa<br />
volta scaturita non dalla storia, ma dalla<br />
consapevolezza della <strong>politica</strong>”. E chiude,<br />
Galli della Loggia, “solo con un mutuo e preliminare<br />
accordo che delimiti il terreno dello<br />
scontro, sarà possibile uscire da questo<br />
pantano, ricominciare davvero”.<br />
<strong>La</strong>sciamo stare l’evidente rovesciamento<br />
Nedo Bocchio<br />
di analisi e di prospettiva intervenuto tra la<br />
stesura del primo e del secondo editoriale:<br />
e questo nell’arco di poco più di un mese;<br />
andiamo al sodo. Il sodo è che l’orizzonte<br />
entro cui si muove l’intellighenzia del “Corriere”<br />
è inscritto in comportamenti e motivazioni<br />
virtuali e volontaristiche. In fondo nulla,<br />
nel loro vedere, è duro obbligo ineludibile<br />
e ineluttabile. Tutto è invece leggera e<br />
contrattabile volontà. Si intende bene come<br />
non abbiano alcuna percezione dei limiti entro<br />
i quali il pensiero, e molto più le azioni,<br />
siano costretti dai vincoli esterni. Tutto è<br />
autoconvinzione, autorappresentazione, autoaffermazione.<br />
Tutto molto americano, o<br />
molto infantile, se si preferisce. E tutto ciò<br />
non è una prerogativa del “Corriere”. In<br />
questo, il “Corriere” e il suo gruppo di intellighenzia<br />
è assolutamente, pienamente, indiscutibilmente<br />
italiano. Questa è vera cultura<br />
italiana.<br />
Gli stessi “veri italiani” che da sessant’anni<br />
concionano attorno alla legittimità del 25<br />
aprile, da sessant’anni non nascondono affatto<br />
l’attrazione morbosa che li lega al ventennio<br />
e ai suoi ridicoli fasti, alla Repubblica<br />
sociale e al collaborazionismo con l’occupante,<br />
alla liquidazione finale e al vittimismo<br />
innocentista. Per questi “veri italiani” nulla<br />
è davvero cambiato da quel 25 aprile. Nel<br />
senso che nulla era davvero successo allora<br />
e nulla poteva, dunque, succedere nei<br />
sessant’anni successivi. Per questi, la seconda<br />
guerra mondiale non è mai finita, volendo<br />
ammettere che nella loro cultura la seconda<br />
guerra mondiale sia mai iniziata.<br />
Nello stesso giorno in cui appariva nel<br />
“Corriere” l’editoriale di Galli della Loggia,<br />
“Il Giornale” pubblicava, con richiamo in<br />
prima, un’intervista a tutta pagina dal titolo<br />
“Il veterano della marcia su Roma che batte<br />
ancora i comunisti”. Pagina davanti alla<br />
quale non sai se ridere o se compatire il pubblico<br />
a cui è indirizzato un simile mangime<br />
104 l’impegno