La politica mediterranea dell'Italia: continuità e cambiamenti
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saggi<br />
FRANCESCO OMODEO ZORINI<br />
Lo “specchio di carta” di Guido Quazza<br />
Nel sessantesimo della fondazione, l’Istituto<br />
piemontese per la storia della Resistenza<br />
di Torino, “prima luce che s’accese” nell’immediato<br />
dopoguerra sul versante della<br />
conservazione preservazione studio e pubblicazione<br />
della documentazione della lotta<br />
di liberazione nel paese, ha dedicato un’importante<br />
riflessione a Guido Quazza, massimo<br />
storico della Resistenza italiana. L’occasione<br />
è stata offerta dal versamento all’Istituto,<br />
da parte della famiglia, dell’archivio e<br />
della biblioteca di Quazza. Essi sono ora<br />
ospitati collocati ed esposti, con sapiente<br />
rigore scientifico e metodologia comunicativa<br />
d’avanguardia per la fruizione degli studiosi,<br />
nella sontuosa sede dei quartieri militari<br />
juvarriani.<br />
È stato un riconoscibile, meritorio atto di<br />
risarcimento alla memoria viva e operante di<br />
un maestro che ha esercitato un indiscutibile<br />
ascendente su un’intera generazione di<br />
storici dentro e fuori gli Istituti per la storia<br />
della Resistenza, dentro e fuori l’università<br />
italiana. Che non è andato perduto e, anzi,<br />
ha lasciato il segno della moralità dell’impegno<br />
intellettuale come strappo in avanti -<br />
fatto inusitato in Italia - nelle coscienze di<br />
un vasto uditorio giovanile lungo la stagione<br />
in cui veniva a frutto, dopo un quarto di<br />
secolo, il nucleo costituente i principi e valori<br />
della Resistenza.<br />
In Guido Quazza è attiva l’inscindibilità del<br />
nesso cultura-educazione, convinto che il<br />
libero sviluppo di ciascuno sia condizione<br />
per il libero sviluppo di tutti. Lezione di Spinoza,<br />
il quale non solo teneva - e molto - alla<br />
libertà individuale, ma spiegava perché gli<br />
uomini desiderano il potere e non si difendono<br />
da esso, gli si consegnano, perché preferiscono<br />
essere dominati e non mantenere<br />
indenne la propria libertà. Anche per queste<br />
affinità il suo pensiero va accostato a<br />
quello dei coevi Franco Basaglia o Michel<br />
Foucault, per esempio; spinoziani infatti<br />
sono coloro per i quali la funzione dell’intellettuale<br />
non consiste nello scoprire la verità<br />
nascosta dal senso comune, ma nel cercare<br />
i punti di rottura nei dispositivi del potere<br />
e aprire la strada alla libertà al dissenso<br />
al conflitto.<br />
Nella giornata del 26 aprile a Torino si è<br />
riproposta la vita di Quazza attraverso testimonianze<br />
come quella del filosofo Pietro<br />
Rossi, che ha ricordato il proprio esame in<br />
storia del Risorgimento sostenuto con Quazza<br />
ventisettenne, già docente a Torino, o di<br />
Gasca Queirazza, sacerdote, docente emerito<br />
di letteratura all’ateneo subalpino, che<br />
ha dato atto della generosità adamantina del<br />
suo coetaneo competitore anche nel momento<br />
del confronto più acceso, quando<br />
Quazza era preside della facoltà di Magistero.<br />
Poi Quazza, nel ’61, in cattedra per con-<br />
l’impegno 107