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La politica mediterranea dell'Italia: continuità e cambiamenti

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in biblioteca<br />

Recensioni e segnalazioni<br />

Marco Grispigni<br />

1977<br />

Roma, Manifestolibri, 2006, pp. 126, € 14,00<br />

Giuliano Boraso<br />

Mucchio selvaggio<br />

Ascesa, apoteosi, caduta dell’organizzazione<br />

Prima Linea<br />

Roma, Castelvecchi, 2006, pp. 277, € 18,00<br />

Entrambi i libri si collocano dentro una<br />

cornice storica comune, la prima metà degli<br />

anni settanta, per ricostruire fatti politici e<br />

culturali contemporanei, ma diversi: il movimento<br />

del Settantasette e la formazione del<br />

gruppo terroristico Prima Linea, due fenomeni<br />

contigui ma non riducibili l’uno all’altro.<br />

Marco Grispigni, autore del libro sul movimento<br />

del Settantasette, all’epoca dei fatti<br />

narrati aveva vent’anni, viveva a Roma, era<br />

iscritto all’università ed era “uno del movimento”.<br />

Ci consegna quindi un lavoro nel<br />

quale la storia ricostruita coincide con l’autobiografia.<br />

Un lavoro difficile, ma anche utilissimo,<br />

perché costringe a riordinare i fatti con<br />

i ricordi e le emozioni che essi suscitarono<br />

nel momento in cui accaddero. Diversissimo,<br />

invece, il caso di Giuliano Boraso, nato nel<br />

1975, nel pieno degli avvenimenti che oggi<br />

narra e, quindi, per nulla implicato come testimone<br />

e più facilitato (almeno lui crede),<br />

nel compito di varcare quella soglia che<br />

separa la storia dalle rimozioni, distorsioni,<br />

ricostruzioni a “caldo” e “interessate”.<br />

Alla luce delle loro ricerche, gli autori concordano<br />

sul fatto che il linguaggio esclusivamente<br />

scientifico, distaccato e freddo, che<br />

spesso assume lo storico, non è in grado di<br />

dare conto compiuto del pulsare della vita,<br />

intesa come sentimenti, affetti, emozioni, di<br />

un movimento sociale che si esprime in un<br />

momento storico caratterizzato da grandi<br />

scossoni, da <strong>cambiamenti</strong> improvvisi e repentini<br />

che suscitano, in chi li vive, oltre a riflessioni<br />

fredde e razionali, impulsi emotivi, scatti<br />

di gioia o di rabbia o di rancore. Quindi bisogna<br />

avere il coraggio di lasciare che il linguaggio<br />

dello storico si lasci contaminare<br />

da quello delle altre narrazioni, il cinema, la<br />

letteratura, le canzoni, la musica, i fumetti,<br />

per costruire un reticolo di lettura e interpretazione<br />

capace di riportare allo “spirito del<br />

tempo”.<br />

Il contesto da cui partono per sviluppare<br />

il loro discorso è quello dei primi anni settanta,<br />

quando una parte minoritaria ma consistente<br />

della giovane generazione vive una<br />

grande speranza, seguita a breve termine da<br />

una gran delusione. <strong>La</strong> speranza di un grande<br />

cambiamento, di una trasformazione radicale<br />

delle strutture economiche, sociali e politiche<br />

del paese, è data dalla spinta ricevuta<br />

dalle lotte operaie e studentesche del ’68 e<br />

del ’69. <strong>La</strong> nuova generazione, impegnata<br />

<strong>politica</strong>mente nei gruppi extraparlamentari,<br />

nelle assemblee e nei comitati, dentro e fuori<br />

gli organismi sindacali, è convinta di risolvere<br />

il problema della rivoluzione nel breve<br />

tempo, freme impaziente di fronte alle mediazioni<br />

e alle cautele della <strong>politica</strong> tradizionale,<br />

quella che praticano i partiti della “vecchia”<br />

sinistra: Pci e Psi.<br />

Le elezioni amministrative del giugno 1975,<br />

a. XXVII, n. s., n. 1, giugno 2007 129

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