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La politica mediterranea dell'Italia: continuità e cambiamenti

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dine del luogo ed emerse il ruolo fondamentale<br />

di don Mario Casalvolone, vice parroco<br />

di Crescentino, poi partigiano della 50 a brigata<br />

“Garibaldi”, e del vescovo Angrisani<br />

di Casale Monferrato, impegnato attivamente<br />

nell’intervento a favore degli ebrei in<br />

fuga dalla persecuzione e dalla deportazione.<br />

Nella primavera del 1944 si delineò in quest’area<br />

una presenza cospicua di brigate<br />

partigiane, in prevalenza formazioni autonome<br />

(VII divisione “Monferrato”, XI divisione<br />

“Patria”) impegnate in azioni di sabotaggio<br />

alle vie di comunicazione quali ponti e<br />

ferrovie.<br />

Si trattava di militari badogliani, monarchici<br />

e di orientamento democristiano, a testimonianza<br />

del fatto che la Resistenza non<br />

fu un fenomeno privo di sfumature, ma ebbe<br />

al suo interno, pur nella cornice di un comune<br />

obiettivo, formazioni caratterizzate da<br />

diversi gradi di politicizzazione.<br />

Vittone ha poi ricordato il tributo di vite<br />

umane che Crescentino pagò in quei difficili<br />

anni di guerra (la fucilazione di nove persone<br />

l’8 settembre 1944, in conseguenza<br />

della rappresaglia per l’uccisione di un soldato<br />

tedesco da parte dei partigiani e il successivo<br />

incendio e saccheggio del paese il<br />

19 settembre, che causò la morte di due civili)<br />

e ha sottolineato l’importanza di un<br />

censimento delle lapidi e dei monumenti sul<br />

territorio che recuperi la memoria dei numerosi<br />

tragici episodi di quel periodo.<br />

I sentieri della libertà nel Biellese<br />

Le sei lezioni del corso “I sentieri della libertà<br />

nel Biellese”, iniziativa patrocinata<br />

dalla Provincia di Biella, si sono svolte nella<br />

sala stampa e nella sala Becchia della Provincia.<br />

Lunedì 23 aprile si è tenuto il primo incontro,<br />

in cui Enrico Pagano, con una relazione<br />

attività dell’Istituto<br />

sugli itinerari e i luoghi della memoria della<br />

Resistenza nel Biellese, ha tratteggiato un<br />

quadro del fenomeno resistenziale biellese<br />

mediante un’attenta considerazione dei dati<br />

numerici relativi alle qualifiche di partigiano,<br />

patriota o benemerito attribuite ai resistenti,<br />

all’area in cui operarono i combattenti,<br />

alle loro classi di età, alla professione<br />

esercitata, al colore politico delle formazioni,<br />

al periodo di maggiore adesione ad esse.<br />

Dall’analisi sono emerse una forte presenza<br />

della Resistenza armata nell’area biellese,<br />

di molto superiore a quella registrata nel Vercellese,<br />

e una figura di resistente in prevalenza<br />

tra i 18 e i 20 anni, proveniente dalla<br />

classe operaia e militante nelle brigate “Garibaldi”,<br />

che aderì alla lotta in maggior misura<br />

nel giugno del 1944, in concomitanza con<br />

lo scadere dei bandi di arruolamento della<br />

Rsi.<br />

Pagano ha poi affrontato il tema dei prigionieri<br />

di guerra alleati in fuga dai campi di<br />

concentramento (in particolare il campo di<br />

prigionia Pg 106 di Vercelli) dopo l’8 settembre<br />

’43, già trattato nella lezione inaugurale<br />

del corso sui sentieri della libertà nel Vercellese,<br />

a cui si rimanda.<br />

In conclusione Pagano ha ripercorso i tragici<br />

episodi che sconvolsero la provincia di<br />

Vercelli nel sanguinoso periodo 1944-45: le<br />

stragi di Santhià e Cavaglià del 29-30 aprile<br />

1945, compiute dai tedeschi in ritirata, che<br />

videro la morte di oltre cinquanta persone<br />

tra partigiani e civili; l’episodio efferato della<br />

fucilazione a Salussola di venti partigiani<br />

della 109 a brigata “Garibaldi” il 9 marzo ’45,<br />

dopo una notte di sevizie e torture; l’eccidio<br />

di Mottalciata del 17 maggio ’44, in cui trovarono<br />

la morte venti uomini del distaccamento<br />

“Bandiera”, sorpresi dai fascisti grazie<br />

ad una delazione; la fucilazione per rappresaglia,<br />

il 15 marzo ’45, nella zona della<br />

Garella, di dodici partigiani prigionieri dei<br />

tedeschi; la brutale rappresaglia nazista<br />

124 l’impegno

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