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La politica mediterranea dell'Italia: continuità e cambiamenti

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<strong>politica</strong> e non solo nel ricordo. E fa della Rivoluzione<br />

d’ottobre l’ennesimo esempio cui<br />

i giovani debbono rapportarsi con approccio<br />

critico, vivificandone gli aspetti propulsivi<br />

e riconsiderandone gli errori, in particolare<br />

nella sua ricezione in Occidente. È<br />

infatti in uno scritto inedito del 1958 64 che<br />

egli approfondisce il tema dell’influenza<br />

dell’Ottobre in Italia e lo fa ripercorrendo con<br />

puntualità gli avvenimenti russi collazionandoli<br />

con quelli italiani.<br />

In questo saggio, nel quale egli non fornisce<br />

né interpretazioni particolarmente originali,<br />

né nuovi contributi documentari, traspare<br />

però l’intento, poi evidentemente accantonato,<br />

di fornire ai giovani un ulteriore<br />

elemento di studio e di riflessione sull’esempio<br />

di quella generazione di rivoluzionari.<br />

Il testo è infatti chiaro, scorrevole, documentato,<br />

non eccessivamente corposo e ripercorre<br />

minuziosamente gli avvenimenti,<br />

incorporando ad essi le loro interpretazioni<br />

fornite dai socialisti italiani e dai russi, da<br />

Lenin in particolare.<br />

È una sorta di compendio di avvenimenti<br />

e di contributi politici e dottrinali che sarebbe<br />

stato, se pubblicato, indirizzato ai giovani<br />

militanti. In questo lavoro Secchia muove<br />

dalla rivoluzione del 1905, passando per<br />

quella del febbraio 1917, per approdare al-<br />

Marco Albeltaro<br />

l’ottobre, ma senza dimenticarsi la visita<br />

della delegazione dei Soviet in Italia, la rivolta<br />

di Torino, lo sciopero generale di solidarietà<br />

con l’Urss, l’esperienza dell’“Ordine<br />

Nuovo” e dei Consigli di fabbrica, con la<br />

conseguente occupazione. Come si vede,<br />

quelli trattati in questo dattiloscritto sono<br />

fatti noti, ma l’elemento di interesse è la linearità<br />

con cui vengono presentati, a testimoniare<br />

quindi l’intento formativo di cui fino<br />

ad ora si è parlato.<br />

Non è qui il caso di dilungarsi eccessivamente,<br />

ma è comunque necessario notare<br />

come l’impegno di Secchia per la formazione<br />

dei giovani non solo sia un intento intellettuale<br />

dichiarato come presa di posizione<br />

<strong>politica</strong>, ma sia soprattutto un compito di<br />

cui egli si fa carico con la fatica della ricerca<br />

e della documentazione.<br />

“Il sussulto delle nuove generazioni”<br />

È più che nota la difficoltà e la sostanziale<br />

incapacità del Pci di rapportarsi al movimento<br />

del Sessantotto 65 . Secchia rappresenta<br />

un’eccezione. Egli è seriamente interessato<br />

al dispiegarsi di un movimento che gli pare<br />

certamente foriero di contraddizioni, ma anche<br />

carico di non pochi aspetti positivi. Su<br />

quello che definisce “il sussulto delle nuo-<br />

nel discorso Celebrazione del 48 o anniversario della Rivoluzione d’Ottobre, cit. Sullo<br />

stesso tema ritorna anche in un passaggio dei diari: Quaderno n. 6. 1964-1970, in Archivio<br />

Pietro Secchia 1945-1973, cit., p. 534 e nella lettera a Longo del 28 giugno 1968, in idem,<br />

p. 707. Si vedano anche i due articoli pubblicati in “Baita” il 18 aprile 1968, intitolato Cosa<br />

vogliono i giovani?, e il 25 aprile 1968, dal titolo Fu insieme un grande fenomeno nazionale<br />

ed internazionale (Pietro Secchia: la resistenza antimperialista).<br />

64 P. SECCHIA, L’influenza della Rivoluzione d’Ottobre in Italia, Archivio del Centro di<br />

documentazione sindacale della Camera del <strong>La</strong>voro di Biella, Fondo Elvo Tempia, b. 12, fasc.<br />

04. Dattiloscritto di settanta pagine.<br />

65 Sul rapporto fra Secchia e il movimento del Sessantotto esiste un breve saggio di<br />

Ferdinando Dubla intitolato Secchia il Pci e il movimento del ’68, Roma, Datanews, 1998,<br />

che unisce ad una serie di errori una notevole quantità di notazioni impregnate di un rozzo<br />

marxismo-leninismo e quindi assai raramente condivisibili.<br />

66 l’impegno

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