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La politica mediterranea dell'Italia: continuità e cambiamenti

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che era già stato oggetto di repressione da<br />

parte dei carabinieri e dell’Ovra nel 1938:<br />

nell’estate di quell’anno, infatti, erano stati<br />

effettuati numerosi arresti, sfociati in provvedimenti<br />

di ammonizione e diffida, in cinque<br />

condanne al confino e altrettante al carcere,<br />

comminate dal Tribunale speciale.<br />

Dopo l’8 settembre 1943, l’intensa attività<br />

della rete antifascista borgosesiana, che<br />

nell’ottobre liberò dalla caserma dei carabinieri<br />

il comandante partigiano Cino Moscatelli,<br />

richiamò l’attenzione delle autorità della<br />

Repubblica sociale. Il 21 dicembre 1943 giunse<br />

a Borgosesia il 63 o battaglione della Gnr,<br />

al comando di Merico Zuccari, che fu responsabile<br />

dell’eccidio del 22 dicembre. Per<br />

la fucilazione dei dieci ostaggi nessuno pagò<br />

con un solo giorno di reclusione: quando<br />

il processo fu concluso, nel 1952, infatti,<br />

l’unico riconosciuto colpevole, Zuccari, era<br />

latitante e successivamente l’amnistia gli<br />

consentì di rimpatriare.<br />

Nell’estate del 1944, la rioccupazione della<br />

valle, dopo la parentesi della “zona libera”<br />

(10 giugno-2 luglio), costò un grande prezzo<br />

in vite umane: dopo l’eccidio di Alagna<br />

del 14 luglio, il 18 le truppe nazifasciste fucilarono<br />

sei partigiani al cimitero di Borgosesia<br />

e il giorno seguente a Rozzo, Lovario<br />

e Marasco fucilarono sedici civili.<br />

Il relatore si è poi soffermato su uno dei<br />

luoghi più crudamente interessati dalla guerra<br />

di Resistenza, il ponte della Pietà di Quarona<br />

dove, nell’agosto 1944, furono impiccati<br />

cinque partigiani. Nell’aprile del ’44 quel<br />

luogo era già stato teatro di un attacco partigiano<br />

a un camion nemico proveniente da<br />

Varallo, in cui avevano perso la vita venti<br />

soldati della Rsi.<br />

Ambrosio ha posto l’attenzione sulla difficoltà<br />

di reperire e interpretare le fonti, tra<br />

loro spesso discordanti, e ha valorizzato le<br />

testimonianze orali (anche con la proiezione<br />

di due filmati), che, sebbene a volte impre-<br />

attività dell’Istituto<br />

cise, ben riflettono la gravità e l’angoscia<br />

di quel contesto storico.<br />

Nel terzo incontro del corso, svoltosi lunedì<br />

5 marzo, Piero Ambrosio ha affrontato<br />

il tema “Scambi di prigionieri: luoghi e percorsi<br />

tra bassa e alta Valsesia”. Al centro<br />

della lezione è stata la vicenda della cattura,<br />

il 3 febbraio 1944, dell’austriaco Hans Poppovic,<br />

dirigente della sezione “Carta e cellulosa”<br />

della Ruk, l’organizzazione che si occupava<br />

nella Germania e nei paesi occupati<br />

di armamenti e produzione bellica, e di due<br />

suoi collaboratori, nei pressi della Cartiera<br />

di Serravalle, da parte di Cino Moscatelli e<br />

altri partigiani.<br />

I tedeschi richiesero l’immediata liberazione<br />

dei prigionieri e minacciarono di incendiare<br />

per rappresaglia il paese. <strong>La</strong> tensione<br />

salì fino a domenica 6 febbraio, quando il<br />

comando generale tedesco acconsentì, in<br />

cambio del rilascio dei prigionieri (che erano<br />

custoditi alle Piane di Viera dal distaccamento<br />

partigiano “Matteotti”), alla liberazione<br />

degli antifascisti detenuti in carcere a<br />

Vercelli. Dopo varie vicissitudini lo scambio<br />

avvenne il 9 febbraio a mezzogiorno, alla salita<br />

del Loreto, a sud di Varallo, dove intervenne<br />

anche padre Russo, del santuario<br />

della Madonna di Rado, di Gattinara, che da<br />

allora continuò a svolgere il ruolo di intermediario<br />

fino alla fine della guerra.<br />

Nella seconda parte dell’incontro, <strong>La</strong>ura<br />

Manione, direttrice dell’Archivio fotografico<br />

Luciano Giachetti-Fotocronisti Baita di<br />

Vercelli, ha introdotto, in un più ampio contesto<br />

relativo alla lettura e all’uso della fotografia<br />

come strumento didattico, l’esperienza<br />

del vercellese Luciano Giachetti. “Lucien”<br />

lasciò un imponente corpus dedicato alla vita<br />

delle formazioni partigiane di cui egli stesso<br />

faceva parte, una documentazione unica<br />

in Italia, sia per il valore narrativo di alcune<br />

sequenze fotografiche, che sono una<br />

vera e propria fonte storiografica, sia per le<br />

118 l’impegno

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