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Testo - Antonio Ferrazzani

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che mano scusandosi se non rimaneva. Ma avrebbero presto ripreso<br />

le partite. Sperava che Saskia tornasse in breve tempo.<br />

Dalla sua solitudine mediterranea immaginava le sue donne irretite<br />

paradossalmente dalla tela di liberazione che stavano tessendo<br />

in quella città.<br />

Amsterdam aveva da sempre colpito la sua fantasia. Gli sembrava<br />

un grosso organismo di cellule vive e palpitanti; ma anche<br />

un complesso ricamo cementizio, o comunque petrino, che trapuntava<br />

il gelido mare del Nord. Una sorta di “nodo poliedrico”,<br />

una figura che gli ricordava immagini incontrate nei settimanali enigmistici.<br />

Che confinava con un tromp-l’oeil.<br />

Spesso di percorsi labirintici. Dal fascino doloroso e la complessa<br />

bellezza di una macchia di Rorschach. In cui allo stesso<br />

tempo si leggono l’ammaliamento e l'angoscia, la passione che trascina<br />

e l'infermità che ci castra. Il tutto a fermarsi contro la menaide<br />

di un foglio che ci è messo sotto il naso, a pochi centimetri<br />

dai luoghi dell'anima.<br />

Per quanto poco avesse dubitato della scelta di quella sera, il<br />

destino parve confermarla. Andando al Pastroudis, in nessun altro<br />

si imbatté se non nello stesso Almèk, vestito questa volta di tutto<br />

punto. Messo al corrente delle sue intenzioni, l'uomo disse che<br />

l'avrebbe accompagnato con piacere. Di tanto in tanto anche lui<br />

faceva un salto in quel “museo”. E si aggiustò con nervosi colpetti<br />

la cintura della sahariana nuova di zecca.<br />

Quella sera furono accolti con cordialità da gente che non faceva<br />

mistero di quanto gli dolessero i piedi. Erano stati in giro tutto<br />

il giorno ed ora volevano rimanersene calmi, nel loro angolo<br />

che, pur in una luce discreta, emanava confortevoli quanto lussuosi<br />

lucori.<br />

Le signore – oltre che stanche - erano eccitate per la giornata<br />

trascorsa, e perciò stesso ancora più loquaci. Avevano visitato la<br />

collezione dei gioielli reali nella Shari' Ahmed Yehya Pasha, a Zizinia.<br />

E subito fu tutto un parlare di quell'ultimissima attrazione<br />

della città. E poi del palazzo che la ospitava, che era stato di Farouk,<br />

fino a scendere in entusiastici apprezzamenti per gli stessi<br />

pezzi di oreficeria. A questo punto qualcuna fece anche rilevare<br />

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