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Testo - Antonio Ferrazzani

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Nell’occasione del momento, invece, tutti parlavano e pensavano<br />

alla propria morte. In cui, al posto della pietà e dell’ indignazione,<br />

sono la paura e l’angoscia a tenere banco. E l’unica pietà è<br />

quella per se stessi.<br />

Non vi è autogratificazione che tenga.<br />

In quel momento tutti avevano paura per la propria vita; e lottavano<br />

contro quella paura, oltre che contro quel nemico comune.<br />

Contro lo spettro del terrorismo internazionale. Esisteva un reale<br />

quotidiano pericolo. E questo, più che far parlare, più che indurre<br />

a sciorinare tesi e principi, faceva tacere. Tacere mentre si decideva<br />

di resistere, nella coscienza che non era possibile fare altrimenti.<br />

Era la novità di quella nuova stagione. Di quell’irruzione che<br />

aveva mutato i canoni della vita. Della minaccia di tutto distruggere.<br />

Di quella nuova assenza di pace per chiunque.<br />

E’ la propria morte l’unica vera morte.<br />

Improvvisamente rise con se stessa. Una volta qualcuno le aveva<br />

raccontato come un teorico della percezione intellettiva sostenesse<br />

che Mozart faceva diventare più intelligenti per i quindici<br />

minuti successivi al suo ascolto.<br />

Forse Dallapiccola - o la musica dodecafonica in generale - aveva<br />

effetti più limitati ma simili. Il brano che stava ascoltando<br />

poteva averla illuminata, aiutata a capire…<br />

Tutto ciò poteva anche essere considerato come introduzione<br />

alla risposta che il musicista aveva negato alla terza domanda. La<br />

domanda elusa. Non più realtà relative, io, tu?!?, ma il tutto: chi siamo noi?<br />

(Quanto tempo ancora sarebbe durato quell’eccesso di intelligenza<br />

“dodecafonica”?)<br />

Secondo l’estensore della breve introduzione al cd, l’al di là -<br />

che avrebbe potuto costituire la soluzione ultima e definitiva del<br />

terzo quesito – “non era dato” nel brano.<br />

Ma in quali condizioni si può davvero rispondere a tali domande?!<br />

Gli unici che forse possono parlarne - di quell’ultimo esiziale<br />

rito di passaggio, e di quanto ad esso strettamente attiene, dell’ “al<br />

di là” - sono quelli che ne sono a ridosso.<br />

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